C’è poco da festeggiare. Verona guadagna cinque posizioni nella graduatoria dell’Ecosistema urbano predisposta da Legambiente e pubblicata sul Sole24Ore ma rimane nella parte bassa della classifica. In sostanza non è migliorato nulla e anzi lo smog continua a farla da padrone rendendo pessima la qualità dell’aria. Miglioramenti non se ne vedono nell’ecosistema urbano se non un leggero miglioramento nella raccolta differenziata che sale al 57% ma comunque resta distante dal minimo sindacale che è fissato al 65%. E infatti Verona è al 73° posto generale e penultima del Veneto, seguita solo da Rovigo. Legambiente riassume così la posizione di Verona: inquinamento alle stelle, peggiora la disponibilità di verde urbano, diminuiscono le persone che scelgono il trasporto pubblico. «Basta alibi, il PAT sia l’occasione per cambiare rotta», afferma Legambiente Verona. Anche se il pat da solo potrebbe non essere sufficiente e soprattutto l’urbanistica innescherà cambiamenti nel corso degli anni (pensiamo da quanti anni si discute sulla Marangona e sul traforo) mentre la situazione è tale per cui Verona avrebbe necessità di interventi che garantiscano risultati in breve tempo sia sul trasporto che per l’inquinamento. Ma si tratta di fare scelte impopolari. Ma veniamo alla classifica di Ecosistema Urbano, il report annuale di Legambiente e Ambiente Italia che, sulla base di 19 indicatori ambientali valuta la sostenibilità urbana dei 106 capoluoghi di provincia italiani. I dati si riferiscono al 2024 e fotografano un quadro ormai consolidato: Verona si colloca al 73° posto, penultima città del Veneto, e resta ben lontana dai comuni più virtuosi come Trento, Mantova o Treviso. Nonostante un salto di cinque posizioni rispetto alla classifica 2024 (era al 78°), i singoli indicatori confermano una realtà già nota: «la città è sostanzialmente ferma su quasi tutti i fronti, con pochissimi miglioramenti e diverse criticità persistenti. A fronte di un’amministrazione che si avvicina a metà mandato e di un Piano di Assetto del Territorio (PAT) in fase di approvazione, i dati del report rappresentano un campanello d’allarme inequivocabile» dice Legambiente. SMOG. Sul fronte della qualità dell’aria, Verona conferma una situazione di criticità cronica, coerente con il quadro del Bacino Padano, ma senza segnali di miglioramento strutturale. I valori medi annuali di PM10 si attestano a 33 microgrammi per metro cubo, sopra il valore guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (15 µg/m³) e vicino al limite di legge (40 µg/m³). Il PM2.5 si ferma a 20 µg/m³ doppiando la soglia OMS (10 µg/m³), mentre il biossido di azoto (NO₂) registra un valore medio di 24 µg/m³: sotto il limite legale attuale di 40 µg/m³, ma sopra il futuro valore obiettivo europeo di 20 µg/m³ al 2030 e più del doppio del livello raccomandato dall’OMS, pari a 10 µg/m³. CICLABILI. A peggiorare il quadro, il dato sulla ciclabilità ”equivalente” scende da 11,5 a 10,9 metri equivalenti ogni 100 abitanti. Si tratta di un indicatore che misura non solo la quantità, ma la qualità delle piste ciclabili: continuità, protezione, sicurezza delle intersezioni. Il calo certifica che nonostante l’annuncio di nuove ciclabili, la rete attuale è ancora troppo spezzata, promiscua, non protetta, e quindi poco efficace. Le piste nuove, se progettate male, possono addirittura abbassare il punteggio. Particolarmente grave l’assenza del dato sulla ZTL, che non viene fornito da anni dall’amministrazione e continua a risultare ”nd” (non disponibile) nella scheda di Verona. Anche il dato sulle isole pedonali si mantiene invariato, attorno a 16 m²/100 ab, tra i più bassi in Veneto.
Migliora la raccolta differenziata. Segnali incoraggianti dopo l’introduzione dei cassonetti intelligenti e del porta a porta
TRASPORTO. Il trasporto pubblico locale, asse portante della transizione ecologica urbana, continua ad arretrare. Il numero di viaggi per abitante è in lieve calo, segno che i cittadini veronesi continuano a preferire il trasporto su auto (66 auto ogni 100 abitanti). Il dato non sorprende, visti i numerosi tagli alle corse, la scarsa offerta prevista in orario serale, e il sostanziale fallimento dell’autobus su richiesta ”Scipione” che non può certamente confrontarsi con un normale servizio con orari e linee sicure. Il filobus, infrastruttura centrale nei piani comunali e su cui l’amministrazione sta puntando forte, non è infatti ancora operativo ma di fatto non esiste al momento nessun progetto alternativo o complementare che permetta di pensare a un rilancio strutturale del trasporto pubblico a breve termine. Anche le proposte di potenziamento ferroviario o metropolitano di superficie, citate in via teorica nel PAT, non sono ancora oggetto di programmazione concreta. La sensazione, confermata dai numeri, è che la mobilità sostenibile a Verona sia ancora tutta da costruire. E le piste ciclabili non sono ancora così organizzate da poter essere definite un sistema affidabile. «Nel 2024, la mobilità pubblica a Verona è rimasta al palo» afferma Andrea Gentili, presidente di Legambiente Verona. «La nuova filovia è ancora un cantiere e ovviamente aspetteremo i risultati quando sarà operativa. Tuttavia, ad oggi, il trasporto pubblico è un problema oggettivo: i cittadini non hanno corse in orari serali e tanti quartieri sono tagliati fuori. Al momento, l’offerta non è all’altezza e perciò i cittadini continuano a scegliere l’auto e l’inquinamento non scende. Chiediamo all’amministrazione di non fermarsi solo al filobus, c’è bisogno di una rete integrata e di una progettazione forte per evitare nuovi tagli». RIFIUTI. L’unico indicatore che segna un miglioramento concreto è quello della raccolta differenziata, che passa dal 51,6% al 57,4%, con un balzo di oltre 6 punti percentuali in un anno. Un segnale decisamente incoraggiante e legato all’introduzione dei nuovi cassonetti ”intelligenti” e alla combinazione con il ”porta a porta”, un sistema ora in fase di espansione e che ha portato buoni segnali in sesta circoscrizione. Attenzione però ad esultare: nonostante il grande balzo in avanti, resta però una raccolta ancora sotto la media nazionale e molto distante dagli obiettivi regionali. Inoltre, resta tutta da valutare la qualità delle frazioni raccolte, ossia di quanto ”pulita” sia la raccolta nei cassonetti ad accesso controllato, in particolar modo del secco e della plastica. RINNOVABILI. Verona si conferma invece tra le prime città nel settore energetico (3° in Italia). Il dato rappresenta l’energia da fonti rinnovabili su edifici pubblici, tuttavia, fa notare il circolo di Legambiente, Verona rimane stabile sul podio per l’installazione degli impianti fotovoltaici installati oltre dieci anni fa sullo stadio Bentegodi, su vari istituti scolastici e su alcune piscine comunali, mentre si aspettano nuovi progetti concreti e una mappatura delle aree per l’installazione dei kilowatt di fotovoltaico necessari agli obiettivi nazionali di transizione ecologica. Sull’indicatore energia inoltre, per Verona è stato assegnato un piccolo bonus per il progetto di teleriscaldamento con geotermia e per i primi passi mossi verso le Comunità Energetiche. «Il quadro descritto dal report arriva in un momento politicamente decisivo: Verona sta per approvare il nuovo Piano di Assetto del Territorio. È lì che si gioca la possibilità di una svolta vera. Il PAT ha il compito di indicare oggi scelte coraggiose, misurabili e vincolanti: trasporto pubblico intermodale e capillare, infrastrutture ciclabili protette, azzeramento e non solo riduzione del consumo di suolo, mappatura delle aree idonee al fotovoltaico, comunità energetiche. La pianificazione deve uscire dalla fase dei principi generali e portare scelte nette su scala urbana e metropolitana.» conclude Gentili.