Il disagio socio-economico nella città di Verona e nel suo territorio è stato tracciato dal Comune in collaborazione con Istat. L’iniziativa pilota a livello nazionale è nata per offrire a istituzioni, amministratori, manager, professionisti e cittadini una lettura nitida delle dinamiche locali e degli strumenti utili a orientare policy pubbliche mirate sul territorio. Questi strumenti forniranno ai policy maker chiavi di lettura fondamentali per individuare le aree di maggiore vulnerabilità e sviluppare politiche mirate a sostegno della rigenerazione dei territori. «Nel nostro Paese – ha detto introducendo i lavori, il sindaco Damiano Tommasi, – capita spesso che la gestione concreta, immediata e quotidiana dei problemi ricada sulle amministrazioni comunali, indipendentemente dal fatto che le norme e le risorse siano a livello regionale o nazionale. I comuni sono il primo interlocutore dei cittadini e questo porta ad avere un approccio diverso alle questioni da affrontare. Ora stiamo pianificando – continua il Sindaco – il nuovo Piano di Assetto Territoriale. Sono orgoglioso che Verona sia la città da cui parte questo percorso». Dopo la relazione del direttore centrale di Sistan e territorio (Istat), Matteo Maziotta, di Saverio Gazzelloni, direttore centrate delle Statistiche Demografiche e del Censimento della popolazione (Istat), ha spiegato come «Lo stato di salute della città è buono, ma questa analisi ha permesso un passo avanti importante: distinguere le zone di Verona a livello subcomunale e confrontarle con i comuni della cintura attraverso indicatori su occupazione, disagio familiare, demografia e abitazioni. Il progetto nasce da una collaborazione stretta con i comuni, che ha permesso di scegliere insieme sia gli indicatori sia le aree da osservare. Le mappe prodotte evidenziano con immediatezza tre-quattro zone della città che richiedono particolare attenzione. Inoltre, il metodo permette di confrontare il disagio di Verona con quello di altre città italiane. Gli indicatori mostrano problemi legati a denatalità, forte invecchiamento e conseguente aumento della dipendenza strutturale, oltre a differenze significative nel mercato abitativo: molti alloggi non occupati nei comuni del nord dell’ambito e più affitti a Verona e nei comuni del sud». Debora Tronu, della Direzione centrale delle Statistiche demografiche e del Censimento della popolazione (Istat) ha tracciato le condizioni del disagio socio-economico scaligero a livello sub-comunale. L’indice composito esprime come aree sub-comunali con disagio minore Santa Maria in Stelle e Valdonega e come area a disagio maggiore Veronetta. Scendendo nel dettaglio, Veronetta soffre maggiormente sia per persone in famiglie a basso reddito equivalente (19,9% contro una media territoriale del 13,7%), per persone in famiglie senza occupati o percettori di pensione da lavoro (11,9% a fronte di una media cittadina del 7,4%) e per 25-64enni con occupazione non stabile (20,9% contro una media veronese del 16,4%). Quanto al disagio socio-economico giovanile in città, i 15-29enni che non lavorano sono il 17,5% con un picco del 20,7% nel quartiere di Santa Lucia. Più bassa la percentuale degli studenti che abbandonano o ripetono l’anno pari a una media del 7,3% che sale al 13,7% a Mizzole e scende al 2,2% in Valdonega. Tra i fattori che incidono maggiormente sul disagio compaiono la denatalità, l’invecchiamento e l’aumento delle persone che vivono sole. Questo si riflette anche sulle abitazioni, che in molte zone risultano vuote o sottooccupate.



