Com’era prevedibile, l’approvazione in Giunta dell’atto di indirizzo per la migliore gestione istruttoria della proposta relativa a un impianto sportivo destinato al surf in località Ca’ Bertacchina, solleva problemi di tenuta, e come scrive Luca Mascanzoni Coordinatore Cittadino di Fratelli d’Italia, “di coerenza all’interno della compagine del Sindaco Tommasi, che incassa un ulteriore no dopo la Marangona e pone serie perplessità sulla approvazione del PAT”. Per l’esponente di Fratelli d’Italia “la contrarietà enunciata dell’Assessore Bertucco circa il problema del consumo del suolo è reale ma ci poniamo ulteriori interrogativi. Ci chiediamo – dice – a fronte di un impianto i cui fruitori sono circa 100.000 in Italia quali siano le convenienze e quali siano le coperture a tutela del Comune di Verona verso una operazione che vedrà interessata un’area di grandi dimensioni e con uno scavo presunto su una superficie di 20.000 mq per una profondità di circa 4 metri in una zona dove, è vero non vi siano coltivazioni di pregio, ma è altresì vero siano presenti cave di estrazione di ghiaia. Se il progetto verrà alla luce ci auguriamo che questo arrivi a totale compimento e non si interrompa alla fase di scavo. Chiediamo vengano poste in essere tutele fidejussorie ed impegni di eventuale messa in pristino dell’area a cura della proprietà in caso di cessazione dei lavori”. Mascanzoni chiede infine di “ conoscere quali siano i volumi edificatori richiesti ed eventualmente concordati a contorno di un’opera di tali dimensioni”. Ma i problemi per Tommasi arrivano anche dal fuoco amico. Jessica Cugini, consigliera comunale In Comune per Verona Sinistra italiana e Luca Perini, segretario provinciale Sinistra italiana Verona fanno intendere che “sarà un NO anche in Consiglio comunale, oltre che in Giunta. Come lo era nell’incontro di maggioranza in cui erano state fatte vedere fotografie dell’impianto d’onda da surf, non un progetto vero e proprio, con numeri che giustificassero una sostenibilità economica e finanziaria dell’operazione. Il perché della nostra contrarietà – spiegano – non è dettato solo dalle nostre posizioni o storie politiche, ma da una coerenza al programma con cui ci siamo presentati/e in campagna elettorale e conseguentemente eletti/e: consumo di suolo zero. E se è vero che, per una assurda legge regionale, quel che è impianto sportivo non viene conteggiato come consumo di suolo, per noi l’intero impianto onda da surf e annessi 600 parcheggi non possono essere altro che questo. Oltre al fatto che troviamo assurdo pensare che il progetto di una mega piscina con onde artificiali sia qualcosa di conciliabile con la crisi climatica e idrica che stiamo vivendo. Per noi – continuano-, l’interesse pubblico non coincide con quello privato di “appassionati di surf”, come ci si definirono i finanziatori del progetto durante la presentazione, ma con la salvaguardia del territorio e di un bene che è pubblico (come è stato votato in un referendum mai rispettato): l’acqua. Soprattutto in tempi di siccità che si alternano a catastrofi ambientali determinate da “bombe d’acque”. Due estati fa un’ordinanza del sindaco vietava perfino di annaffiare le piante sui balconi, oggi invece si concede a un privato di poter concepire una piscina che quell’acqua la sfrutta a fini di proprio lucro”.