Lessinia. Lupi, prime deroghe per l’abbattimento. Ma Legambiente risponde a Valdegamberi: «Il consigliere annusa aria di elezioni»

Sono state presentate oggi alla Regione Veneto le prime richieste di deroga per l’abbattimento del lupo provenienti dalla Lessinia, territorio montano da tempo classificato Hotspot nazionale per la presenza del predatore e considerato una delle zone più colpite d’Italia. Su indicazione dell’assessore regionale alla montagna Cristiano Corazzari, i funzionari regionali, guidati dal dirigente Pietro Salvatori e dal funzionario Emanuele Pernecchele, hanno ricevuto dal consigliere regionale Stefano Valdegamberi, dal consigliere delegato del Comune di Sant’Anna d’Alfaedo, Fabio Giacopuzzi, e dall’allevatore Armando Lavarini le prime richieste ufficiali di deroga. La documentazione sarà ora trasmessa all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) per l’autorizzazione, come previsto dalla Direttiva Habitat. Da mesi si registrano predazioni quotidiane nella zona, anche in prossimità e all’interno dei centri abitati, con un rischio sempre maggiore per i cittadini. Il fenomeno, inizialmente circoscritto alle malghe, si sta espandendo, causando un crescente senso di insicurezza. «La situazione è fuori controllo-ha sottolineato Valdegamberi -. Oltre ai danni gravissimi all’allevamento, cresce la paura tra la popolazione. La Lessinia è un simbolo nazionale di come l’equilibrio tra fauna e attività umane possa rompersi senza interventi tempestivi.» A Valdegamberi è arrivata, a stretto giro di posta, la replica di Legambiente. «Il consigliere Valdegamberi-si legge in una nota – annusa tempo di elezioni e acchiappa ogni occasione per accalappiare consenso a buon mercato. L’abbattimento di un lupo in Trentino ha infatti dato occasione al consigliere di emulare la scelta del presidente della Provincia di Trento Fugatti. Da undici anni Valdegamberi strepita sbandierando la ”soluzione finale”, nel 2016 diceva a proposito degli abbattimenti: «Se non lo farà lo Stato lo faranno i cittadini». Alcuni lo hanno preso in parola, negli anni si sono moltiplicati i bocconi avvelenati che hanno fatto strage di cani, oltre che di lupi. Ma nei suoi proclami, Valdegamberi non ha mai portato un’argomentazione fondata su dati. Gli bastava il lamento, per altro giustificato, degli allevatori». Legambiente ricorda che «la Direttiva Habitat stabilisce chiaramente che gli abbattimenti possono essere presi in considerazione solo a condizione che non esistano alternative praticabili. Può la Regione Veneto dimostrare che tali alternative siano state praticate in questi anni? La Regione Veneto ha mai studiato la connessione fra misure di protezione e predazione? Ha mai verificato che i recinti fossero funzionanti e non solo messi li e basta? Ne ha mai favorito l’installazione invece di lasciarli inutilizzati nei depositi?». Lagambiente conclude che «abbattere un lupo a caso con la falsa speranza di diminuire i danni è illusorio e alimenta solo il polverone da campagna elettorale. A poco interessano gli animali al pascolo, perché basta promettere la soluzione più inverosimile per assicurarsi un pacchetto di voti». Nel dibattito a distanza interviene anche l’eurodeputata dei Verdi Cristina Guarda secondo la quale «il dibattito sulla gestione del lupo in Lessinia sembra dimenticare l’unico dato che la scienza e l’esperienza sul campo confermano da anni: la prevenzione funziona meglio degli abbattimenti. Dite quello che volete, ma i numeri parlano chiaro. Recinzioni elettrificate ben mantenute, cani da guardiania addestrati, la sorveglianza nei momenti critici e una corretta gestione delle carcasse riducono drasticamente i danni agli allevamenti. Dove queste misure sono state adottate con continuità, i danni sono calati anche mentre la popolazione di lupi cresceva. Al contrario, gli abbattimenti destabilizzano i branchi e spesso aumentano i problemi per gli allevatori,» conclude l’eurodeputata eletta nelle liste di Avs.