“Ma è possibile che Zaia non sapesse proprio nulla?” I consiglieri regionali del PD vanno all’attacco del governatore e ricordano una legge del 2016

“Zaia non è il salvatore della Lessinia, è ridicolo, se non offensivo anche nei suoi confronti, pensare che non sapesse niente della proposta di tagliare il Parco. In Consiglio regionale non si muove foglia se lui non è d’accordo, credere che fosse all’oscuro di un progetto così impattante fa ridere. Al massimo finge di non sapere e non so quale delle due cose sia più grave. In ogni caso, come solito costume, pensa di scaricare le responsabilità su altri, in questo caso i firmatari del Pdl, per ergersi a difensore del territorio. Territorio che la Lega ha massacrato per anni. Questo giochino però non funziona più, sarà la mobilitazione popolare a costringere la Giunta a fare retromarcia, come accaduto con la riforma delle Ater”. A dirlo, all’indomani della manifestazione, quasi 10mila persone, in difesa del Parco della Lessinia, è il consigliere del Partito Democratico Graziano Azzalin. “È stato un momento straordinario di partecipazione, a conferma che l’insensibilità ambientale di Zaia è lontana dal sentire dei veneti. La spending review va fatta sugli sprechi, non sulle aree protette e sull’ambiente, dove occorre investire. Ma la posizione in materia della Lega e dei suoi alleati è ben chiara, non c’è bisogno di fare alcun appello: prima la riduzione del Parco Colli, quindi il commissariamento pluriennale degli Enti, che non ha portato un solo risultato positivo, poi trasformati in poltronifici per amici degli amici, incuranti della rappresentanza politica dei territori, adesso il taglio di duemila ettari del Parco della Lessinia. E niente di tutto questo è stato fatto all’insaputa di Zaia, ma con il suo benestare”.
Dello stesso avviso anche il consigliere del PD Andrea Zanoni “Amici del parco contro amici della caccia e del cemento è finita 5-0. Domenica -ha detto- dalla Lessinia è arrivato un messaggio bellissimo, inaspettato almeno nelle dimensioni. Quasi 10mila persone che si sono mobilitate per difendere il proprio territorio, smascherando il gioco di Zaia che ora finge di non sapere, scaricando le responsabilità su altri. Un comportamento non proprio da leader. Ricordo che già il 30 dicembre 2016 Zaia firmò la promulgazione della Legge 30 che all’articolo 71 prevedeva la riduzione dei confini del Parco della Lessinia, legge fortunatamente non applicata perché era scritta coi piedi. Per tanto se adesso gioca allo scarica barile e farà marcia indietro è solo grazie alla mobilitazione popolare”.
Di avviso diametralmente opposto il consigliere Stefano Valdegamberi. “Ab­bia­mo assistiamo in Lessinia ad un linciaggio di massa contro la riserva indiana dei pochi montanari sopravvissuti a difendere il loro territorio e l’ambiente. Un atto – ha detto – di arroganza sociale del peggiore ambientalismo da salotto, strumentalizzato dalla sinistra politica, dimenticandosi che domani mattina a difendere l’ambiente ci saranno solo loro, i montanari, non quelli che vanno a manifestare. Il parco sono loro, non un disegno di legge o un apparato burocratico. Ma noi ce lo siamo dimenticati”.