Manifattura, tensioni materie prime Sotto stress otto settori che in Veneto contano 64mila imprese e 235mila addetti

Sulle speranze di ripresa economica delle piccole imprese incombe il continuo rialzo dei prezzi delle materie prime. “Quello che vorremo capire – afferma il Presidente di Confartigianato Imprese Verona, Roberto Iraci Sareri – è se, a seguito degli allarmi che da mesi tutte le categorie produttive manifatturiere stanno lanciando, chiedendo un intervento governativo, sia in arrivo una qualche presa di posizione concreta e qualcosa che si possa realmente fare, perché, da quello che sentiamo da moltissimi imprenditori associati, la situazione è davvero preoccupante, con prezzi mai così alti negli ultimi 20 anni”.
L’ufficio studi di Confartigianato ha rilevato che ad aprile 2021 gli aumenti dei prezzi delle commodities non energetiche sono stati del +33,4% rispetto ad un anno prima, con un’accelerazione dei rincari che a marzo di quest’anno si attestavano al +24% rispetto allo stesso mese del 2020. Un’impennata che può provocare un effetto dirompente sui costi sopportati dalle piccole imprese manifatturiere italiane per l’acquisto di beni necessari alla produzione: tradotto in denaro, la Confederazione artigiana stima un impatto potenziale di 2 miliardi di euro in più in un anno a carico di 64 mila Mpi venete (50.073 quelle artigiane), che operano negli 8 settori più colpiti: aziende che occupano 230.500 addetti, dei quali 142.500 quelli dell’artigianato.
Nel dettaglio, l’aumento dei prezzi delle materie prime sta colpendo il comparto delle costruzioni e i settori manifatturieri di metallurgia, legno, gomma e materie plastiche, mobili, autoveicoli, prodotti in metallo e apparecchiature elettriche. I rincari maggiori si registrano per i metalli di base con +65,7% tra marzo 2020 e marzo 2021. Particolari tensioni per minerale di ferro con rincari annui del +88,1%, seguito da stagno (+77%), rame (+73,4%) e cobalto (+68,4%). E ancora zinco (+46,7%), nickel (+38,5%,), alluminio (+36,%), molibdeno (+32,4%). Allarme anche sul fronte delle materie prime energetiche, i cui prezzi a marzo 2021 aumentano addirittura del 93,6% su base annua”.
I NUMERI VERONESI
Per la provincia di Verona, si stimano 9.341 imprese artigiane coinvolte nello stress da rialzo dei prezzi (le Micro piccole imprese totali sono 12.075), il 45,1% del totale dell’artigianato, che impegnano un totale di 23.475 addetti (37.800 nelle Mpi). Tra queste, il numero più alto è quello delle Costruzioni, con 7.169 imprese (il 76,7% del totale, con 15.351 addetti); seguono: 882 aziende di fabbricazione di prodotti in metallo che impiegano 3.908 persone; 721 attività di fabbricazione di mobili con 2.267 addetti; 414 imprese del legno e dei prodotti in legno, sughero e paglia, esclusi i mobili nelle quali lavorano 1.096 addetti; 71 attività dedite alla fabbricazione di apparecchiature elettriche e non elettriche di uso domestico (393 addetti); 47 aziende di articoli in gomma e materie plastiche (264 addetti); 20 imprese della metallurgia (94 addetti); 17 impegnate nella fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (102 addetti). L’emergenza dei rincari delle materie prime nel settore costruzioni viene così denunciata dal Presidente di Confartigianato Costruzioni Verona, Pietro Paolo Fattori. Altrettanto preoccupante la situazione per le imprese della meccanica, come sottolinea Luca Bonafini, Presidente della Federazione Meccanica di Confartigianato Imprese Verona.
Da parte sua, Pierluigi Zanini, Presidente di Confartigianato Legno Arredo Verona, denuncia: “Il rincaro della materia prima legnosa e dei semilavorati sta creando grandi difficoltà ai settori del serramento e dell’arredo.