Lunedi 1 settembre alle 9 hanno preso il via a Verona le lezioni del semestre filtro dei corsi di laurea a numero programmato in Medicina e chirurgia, Medicina e chirurgia a indirizzo tecnologico e Odontoiatria e Protesi dentaria. Le lezioni si tengono in presenza, in prevalenza agli Istituti Biologici di Strada Le Grazie, e saranno anche trasmesse in streaming nelle due aule del Polo Santa Marta per studenti esonerati dall’obbligo di frequenza, in quanto hanno già seguito uno o più dei tre insegnamenti previsti, che sono Biologia, Fisica, Chimica e Propedeutica biochimica. Il semestre filtro rappresenta una trasformazione radicale nella selezione per l’accesso ai corsi di Medicina ed Odontoiatria, ponendo importanti sfide organizzative e formative. Ma c’è chi come Giorgio Pasetto Presidente di Area Liberal non ci sta. «Si parla di riforma, dice Pasetto ma in realtà si tratta di un inganno lessicale: il numero chiuso a Medicina non è stato superato, è stato semplicemente mascherato dietro un ”semestre filtro”. Una selezione posticipata non è meno selezione: significa illudere centinaia di giovani che, dopo mesi di studio e sacrifici, si vedranno comunque esclusi». Secondo Pasetto «è un modello che calpesta il diritto allo studio, trasformando l’università da luogo di formazione e crescita in un percorso a ostacoli, pensato più per respingere che per accogliere». Per l’esponente di Area Liberal «mentre si riempiono i discorsi ufficiali di parole come merito e opportunità, nella pratica si continua a limitare l’accesso a chi ha la passione e la volontà di intraprendere questo cammino». Pasetto insiste anche su un altro aspetto che è la totale assenza di attenzione verso gli studenti lavoratori. «Chi deve conciliare studio e occupazione prosegue per mantenersi non ha alcuna possibilità di seguire un semestre costruito solo sulla presenza obbligatoria e sul tempo pieno. La riforma non solo non allarga i diritti, ma discrimina chi non può permettersi di dedicare tutto il proprio tempo all’università. Se davvero si volesse riformare il sistema, conclude si punterebbe su un ampliamento dell’offerta formativa, su investimenti in strutture, docenti e ospedali universitari. Invece si sceglie la via più semplice e ingiusta: selezionare, tagliare, escludere. Il risultato è che la libertà allo studio resta un miraggio: i giovani non vengono incoraggiati, ma filtrati. E un Paese che filtra i suoi studenti invece di formarli è un Paese che rinuncia al proprio futuro.