Mikis Theodorakis, il poeta delle muse Un tributo all’artista ellenico che non riguarda la solita riproposta di “Zorba il greco”

Ultimo appuntamento il 21 maggio al Teatro Modus (ore 21) della mini rassegna “Chiamatele leggende” ed è una chiusura con i botti. Dopo i tributi a Sinead O’ Connor, ai Pink Floyd di “Wish you Were Here”e alla dea nera Nina Simone, l’omaggio finale che sarà tributato da otto musicisti di lunga navigazione e supportato da un’introduzione e da una sintetica analisi dei brani in programma raccontate da Giampaolo Rizzetto, ideatore del progetto, va ad uno dei compositori più celebri del mondo, il “poeta delle Muse ” Mikis Theodorakis. Un tributo (e qui sta l’orgogliosa proposta- mai realizzata tra l’altro a livello veronese e nazionale-) che non riguarda la solita riproposta di “Zorba il Greco” a cui Verona è giustamente affezionata, (ricordiamo la prima mondiale del 1988 all’Arena) ma che affronta per la prima volta alcune delle pagine più intense del suo immenso Canzoniere (oltre mille i brani da lui scritti..) e che parlano di guerre e di lotte fratricide, di infami dittature e di riconquistate libertà , di “tramonti nei tuoi occhi” e di un popolo gioioso che “danza il sirtaki” , di una accorata preghiera alla Vergine Maria e di popoli fratelli. Questa, in sintesi, la serata del 21 maggio , un viaggio costruito sull’entusiasmo e sulla qualità ma anche un doveroso ricordo all’uomo che ha fatto conoscere al mondo la ricchezza del patrimonio tradizionale greco e di cui ricorre quest’anno l’anniversario della nascita nell’isola di Chios, Egeo orientale: 29 luglio 1925. Questi i musicisti che si esibiranno al Modus: Laura Facci (v.); Elisabetta Montino (v.); David Cremoni (ch.); Claudio Moro (bouzouki) ; Sbibu (bat.); Stefano Benini (fl.) : Marco Pasetto (sax e cl.); Antonio Canteri (arm.). Pablo Neruda e Nikos Kazantzakis, di cui ricordiamo l’enciclopedico Canto General e il celebre Zorba il Greco su mu siche del maestro di Chios, hanno definito Mikis Theodorakis il “poeta delle Muse”, il “cantore omerico” che, unendo l’antica epica e l’eredità delle tradizioni più svariate (danze tessaliche e cantj bizantini, liturgie ortodosse, brass band di derivazione serba, macedone e turca, ballate e blues rebetiko,etc) con i suoni della contemporaneità racconta come in un tempestoso quadro di Francisco Goya e nella impagabile fusione tra aspetti umani individuali e collettivi e aderenza e fede politica , il faticoso viaggio della sua Grecia verso la libertà e la democrazia. Trent’anni (1944-1974) , dalla guerra civile alla Giunta dei Colonnelli ,dove convivono martiri e traditori, luride prigioni e orrende torture, governi corrotti e ideali svenduti, morti per le strade e “ buio e pietre sulla mia patria umiliata..” Un tunnel dentro il quale la partecipazione di Theodorakis è tremendamente diretta e personale ( per ben due volte , 1944-1952 e 1967-1970 conobbe la frusta dei suoi aguzzini) così carico di dolore e di solitudine da desiderare un “viaggio senza ritorno” (leggi la morte consolatrice…) ma che nel geniale compositore di Mauthausen Trllogy questo “buco nero”, questa disumanizzante rassegnazione viene cancellata dall’amore, l’unica bussola in grado di sostenere l’impatto con la realtà del vissuto e superare le aspre traumatiche intemperie. (prima parte più sette brani ena to xelidoni).