Moda e tessile, parte grido d’allarme L’ incognita dell’approvazione della misura fiscale da parte della commissione europea

Il 28 ottobre scorso, l’Agenzia delle Entrate ha finalmente emanato l’atteso provvedimento con cui si stabilisce che fino al prossimo 22 novembre gli operatori del settore tessile, moda, calzature e pelletteria potranno richiedere il credito d’imposta, introdotto dal disegno di legge Rilancio, calcolato sulle rimanenze di magazzino registrate nel periodo della pandemia rispetto alla media dei tre anni precedenti.
Pur restando l’incognita dell’approvazione della misura fiscale da parte della Commissione Europea, si tratta di un intervento meritevole per un settore che ha sofferto tanto durante la pandemia a causa delle restrizioni anti-Covid che hanno limitato la circolazione delle merci e il potere di acquisto delle famiglie. I problemi per questo settore, tuttavia, non sono finiti, precisa il presidente di Casartigiani Verona Luca Luppi. Siamo molto preoccupati per l’aumento dei costi di approvvigionamento delle materie prime, giunti fino a 4 volte rispetto ai valori pre-pandemia.
Senza contare i rincari dei costi dell’energia e del gas. Ecco il grido di allarme di un settore che sta provando lentamente a riprendersi: la preoccupazione delle aziende artigiane e delle piccole medie imprese è di non riuscire a soddisfare la crescente domanda di prodotti di alta qualità, con il rischio di evidenti ricadute anche sull’occupazione oltre che sulla tenuta delle aziende stesse e di tutta la filiera produttiva.
È necessario, conclude Luppi, che il Governo lavori di concerto con le Associazioni di rappresentanza per sostenere le aziende che si troveranno ad affrontare problemi di liquidità e che le costringerà inevitabilmente ad aumentare i costi finali per compensare la pressione al ribasso sui margini già risicati a causa della pandemia.