Montemezzano con l’accento drammatico

Stavolta pariliamo di Francesco Montemezzano, un bravo artista veronese forse più conosciuto dagli addetti ai lavori. Montemezzano nacque a Verona nel 1555, da Jacobo e dalla madre Barbara, residenti nella parrocchia di S. Giorgio in Braida, specializzati da almeno quattro generazioni nel ramo della costruzione edile. Montemezzano divenne erede universale in qualità di unico figlio maschio dopo la morte del padre avvenuta nel 1579. Non si hanno notizie certe presso quale bottega sia stato avviato per la prima volta all’arte pittorica. La sua arte rivela una marcata adesione al linguaggio figurativo di Paolo Veronese, di cui sembra fosse discepolo da fonti seicentesche. All’età di 15 anni si sa che si trovava a Verona, quando il Veronese era ormai da tempo stabilmente attivo a Venezia, per questo si ipotizza un primo apprendistato in una bottega veronese. E’ comunque inevitabile inquadrare la sua carriera di nell’ottica di una precoce collaborazione con la bottega veneziana di Paolo e del fratello Benedetto Caliari. Intorno al 1580 l’artista riallacciò i contatti con Verona, dove, secondo fonti settecentesche, avrebbe eseguito il Noli me tangere per i benedettini di S. Giorgio in Braida, affiliati alla Congregazione veneziana di S. Giorgio in Alga. L’opera ha dei caratteri marcatamente del Veronese sia nella composizione sia nelle tipologie e nelle posture dei personaggi, tanto da essere rapportabile alla tela con lo stesso soggetto dipinta dai Caliari per la chiesa di S. Maria Maddalena a Treviso. “Noli me tangere, nondum enim ascendi ad Patrem meum…” Con queste parole, tratte dal Vangelo di Giovanni (20,17), Gesù risorto si rivolge a Maria Maddalena, invitandola a non trattenerlo, poiché non è ancora salito al Padre. La invita ad andare e a diffondere il compimento della sua missione attraverso i discepoli: “Va’ dai miei fratelli e di’ loro che salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro.” Un momento decisivo, caricato di forza e intensità spirituale, in cui l’incontro con il Risorto segna l’inizio di un nuovo cammino nella fede in quel respiro di luce, di speranza. Se la data fosse corretta, la commissione del dipinto sarebbe in continuità con il ritorno dell’artista in patria al momento della morte del padre, sospettando un suo possibile soggiorno prolungato in città, dove è documentato nuovamente nei due anni seguenti: nel marzo 1581 è padrino di Francesco Dario, figlio del pittore Aurelio Scaiola, battezzato nella chiesa olivetana di S. Maria in Organo nel settembre 1582 appare insieme alla sorella Virginia nella stesura di un atto. La maniera particolarmente espressiva sviluppata dal Montemezzano che ama caricare la mimica e la muscolatura dei personaggi, incavare le pieghe dei panneggi, animare le composizioni con movimenti impetuosi, contraddistingue anche alcuni dipinti sacri dal marcato accento drammatico. Non si conoscono il luogo e la data di morte dell’artista.

Tiziano Brusco