La richiesta di archiviazione del procedimento penale a carico di un agente della Polfer per la morte di Moussa Diarra, il giovane maliano colpito a morte alla stazione di Porta Nuova, ha riacceso, come era prevedibile, la polemica. Cosi Jessica Cugini, consigliera comunale In Comune per Verona. Sinistra italiana, esprime «sconcerto verso l’agire di una Procura che, ancor prima di informare legali e famiglia, si è affrettata a comunicare alla stampa la propria richiesta di archiviazione nei confronti del poliziotto della Polfer». Lo sconcerto di Jessica Cugini si somma «a quello provato un anno fa quando, lo stesso giorno dell’uccisione di Diarra, la stessa Procura fece un comunicato congiunto con la Questura, mettendo insieme la parte che indaga con quella indagata, e supponendo, oggi come allora, una legittima difesa e una proporzionalità tra un coltello da cucina con lama seghettata di circa undici centimetri e una pistola». Per Jessica Cugini, che ricorda come la richiesta della Procura sia solo la prima parte di un percorso che ora passa nelle mani del Gip, la morte di Moussa Diarra, necessita di un processo vero. Di diverso avviso il Segretario Generale del SAP, Stefano Paoloni, secondo il quale «è estremamente importante che sia stata fatta chiarezza». Paoloni ricorda che «il collega ha patito tutte le conseguenze negative per chi viene indagato per fatti di servizio. Una vera e propria spada di Damocle sulla testa: ha avuto la carriera bloccata e si è dovuto sobbarcare le spese legali poiché il fatto è avvenuto prima dell’approvazione del Decreto Sicurezza». Paoloni auspica anche che il prima possibile tutti gli operatori delle forze dell’ordine possano essere dotati di bodycam. Dal Centrodestra con i leghisti Filippo Rigo e Nicolò Zavarise arriva la richiesta al sindaco Tommasi di togliere le deleghe all’assessore Buffolo. «Chi gira con un coltello – hanno detto – rappresenta una minaccia per le persone. Il poliziotto intervenuto ha solo fatto il suo lavoro. Un atto dovuto. Di fronte a questo, l’assessore Buffolo dovrebbe avere il coraggio di chiedere scusa per le parole riportate a caldo, quando parlò di una richiesta d’aiuto a cui si è risposto con un colpo di pistola». Ai leghisti si associa alla richiesta di dimissioni anche l’europarlamentare Flavio Tosi. «In un Paese normale – ha detto – l’indagine non ci sarebbe dovuta nemmeno essere, perché’ era di tutta evidenza che il poliziotto aveva difeso se stesso e i suoi colleghi». Dello stesso tono le dichiarazioni del deputato di Fratelli d’Italia Marco Padovani per il quale «la richiesta di archiviazione per il poliziotto coinvolto nel caso Diarra riporta al centro un principio fondamentale: chi indossa una divisa e interviene per tutelare la sicurezza pubblica merita rispetto, non processi mediatici». Dal canto loro i sottosegretari Nicola Molteni, Interno, e Andrea Ostellari, Giustizia, ricordano come da parte del Governo sia stata prevista l’anticipazione delle spese legali da parte dello Stato a 10 mila euro per 5 fasi di giudizio. «Ora – dicono – ampliamo l’intervento con la tutela processuale che diventa un atto necessario per superare le iscrizioni nel registro degli indagati. Tutelare chi nell’adempimento del dovere agisce per la sicurezza propria e dei cittadini in presenza di cause di giustificazione diventa prioritario per evitare gogne mediatiche». Infine per Gianpaolo Trevisi, candidato Pd al Consiglio regionale e già direttore della Scuola di Polizia di Peschiera, la notizia della decisione impone una riflessione. «Da poliziotto e da candidato del Partito Democratico, credo che la sicurezza non sia mai una contrapposizione tra forze dell’ordine e cittadini, ma un patto reciproco di fiducia. Chi indossa una divisa merita il sostegno dello Stato, formazione continua e strumenti adeguati per agire con equilibrio e consapevolezza. La sicurezza, per essere reale e duratura, deve nascere non solo dal controllo, ma dalla prevenzione, dall’ascolto e dall’inclusione. Dobbiamo affrontare il disagio che spesso degenera in conflitti, promuovendo politiche sociali, educative e di integrazione che rafforzino il senso di comunità».



