“Multe-beffa” e buonsenso La signora sanzionata stava pagando la sosta in via Mameli con lo smartphone. Altro caso in piazzetta De Gasperi. Le regole vanno rispettate e i furbetti puniti. E però bisognerebbe anche tutelare gli onesti. Ormai i Municipi redigono gran parte dei bilanci

Furbetti da sanzionare o vittime di un sistema troppo fiscale? È giusto multare gli automobilisti che espongono il ticket per la sosta con appena un minuto o due di ritardo, oppure ai funzionari pubblici dovrebbe essere data la possibilità di usare il buonsenso? In queste ore si fa un gran parlare del caso della signora che sabato scorso in piazzetta De Gasperi, nel pieno centro di Verona, ha pagato l’obolo per la sosta con 60 secondi di ritardo, alle 11.36 anziché alle 11.35. L’automobilista, questa la sua versione dei fatti per ora non smentita dall’Amt, non era riuscita a farsi rilasciare il biglietto dal parcometro più vicino all’auto perché la colonnina non accettava il pagamento con la carta di credito. Quindi la donna ha dovuto raggiungere il parcometro successivo dove è riuscita a farsi stampare il tagliandino, ma al ritorno ha trovato l’accertatore che stava compilando la contravvenzione. Quel minuto in più le è costato 42 euro di multa: 29,40 nel caso la sanzione venga pagata entro 5 giorni. La regole sono regole, certo, e giustamente il presidente di Amt Francesco Barini lo fa notare. Barini non mette in dubbio la buonafede della signora, sottolinea però che ci sono «centinaia di automobilisti che non appena vedono l’accertatore vanno a fare il tagliandino dicendo che sono appena arrivati». Come dargli torto? Il ragionamento non fa una grinza. È sempre stato così e sempre lo sarà. E però, considerando che di casi di veronesi multati per aver esposto in ritardo di una manciata di secondi il ticket ne stanno spuntando fuori altri (23 secondi di ritardo nel pagamento tramite smartphone di uno stallo in via Mameli sono costati altri 40 euro a un’altra donna), non si potrebbe pensare all’introduzione di un tempo di tolleranza, ipotizziamo un paio di minuti in cui si possa dare la possibilità agli automobilisti onesti di pagare la sosta e di esporre in auto il tagliandino senza correre il pericolo di essere sanzionati? Qualcuno dirà che in questo modo si incoraggiano pure i furbetti: non lo escludiamo, il rischio c’è. Ma perché per colpa dei disonesti devono sempre rimetterci le persone perbene? Non si potrebbero introdurre provvedimenti che vadano a colpire pesantemente i trasgressori seriali, così da tutelare (anche se il rispetto delle regole dovrebbe essere la base del vivere civile) chi si è sempre comportato correttamente? Forse in questo modo il costo della sosta potrebbe essere abbassato (il presidente di Amt sta ragionando su come arrivare a quest’ultimo obiettivo). Perché è vero che ormai i municipi, non solo il nostro, sulla base delle contravvenzioni redigono gran parte del bilancio comunale. In altre parole con le multe fanno cassa, basti pensare alla pioggia di milioni che ogni anno entrano a Palazzo Barbieri grazie alle telecamere della Ztl. Ma non è nemmeno corretto stangare le persone perbene.