Natale “blindato” nel proprio Comune Il 25, il 26 dicembre e il primo gennaio sarà proibito abbandonare la propria casa

Il Natale al tempi del Covid sarà blindato. Di «un giallo rafforzato», per dirla con Giuseppe Conte. Dopo un lungo scontro andato in scena nella notte a palazzo Chigi, nel governo è prevalsa la linea della «massima prudenza». Anzi: del «massimo rigore». Nel decreto che sarà varato tra oggi e domani, ci sarà il divieto di superare i confini regionali dal 21 dicembre, tranne per chi ha la residenza (si valuta il domicilio) in un’altra Regione. Niente ricongiungimenti familiari e visite ai nonni, insomma. E niente seconde case. In più, la misura verrà inasprita a Natale, Santo Stefano e 1 gennaio, quando sarà proibito lasciare il proprio Comune. Maglie più larghe invece per bar e ristoranti che potranno restare aperti (fino alle 18) il 25 e 26 dicembre. In più crociere vietate durante le Feste.
Per il resto, dal vertice notturno sono arrivate conferme: saranno proibiti cenoni affollati e feste, la messa della Vigilia verrà anticipata alle 20 a causa del coprifuoco delle 22, in vigore anche il 25 dicembre e a Capodanno. Pranzi, pomeriggi di tombolate e cene in famiglia «fortemente raccomandate per i soli familiari conviventi». E niente vacanze sulla neve.

«Serve mantenere rigore e prudenza», hanno spiegato i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia in mattinata ai governatori regionali che chiedevano un allentamento delle misure. «Bisogna evitare la terza ondata dell’epidemia e sovrapposizioni con la distribuzione dei vaccini», ha detto poco più tardi Conte ai capigruppo della maggioranza.
IlPer scongiurare una nuova impennata dei contagi a causa delle Feste natalizie, il governo ha fissato due capisaldi. Il primo: divieto di superare i confini regionali (anche quando tutta l’Italia sarà in zona gialla) dal 21 dicembre al 6-10 gennaio, a meno che non si raggiunga la propria residenza (forse sarà concesso il domicilio). Il secondo: la conferma del coprifuoco dalle 22. Obiettivo: evitare «la tradizionale socialità natalizia». Perché, come dicono gli esperti, «oltre l’80% dei contagi avviene in famiglia». E, come sostengono Boccia, Speranza e Dario Franceschini, alfieri della linea dura, «non si possono ripetere gli errori di agosto, quando ci fu il “liberi tutti”».

La partita però si è complicata. Durante la riunione tra Conte, Speranza e i capigruppo è stato sollevato il tema delle seconde case. Soprattutto il nodo dei ricongiungimenti familiari: la possibilità di passare il Natale (nonostante la chiusura dei confini regionali) con i genitori anziani, i nonni, i parenti di primo grado che vivono in un’altra Regione. E per gli studenti fuori sede di tornare a casa.

Ebbene il premier, che teme per «la tenuta psicologica del Paese», non ha chiuso la porta. Speranza e Boccia invece si sono mostrati determinati a non concedere alcuna deroga per evitare «migrazioni natalizie e diffusione del contagio». E perché, come ha detto una fonte che segue il dossier, «permettere i ricongiungimenti familiari innescherebbe un caos interpretativo e l’impossibilità dei controlli». Per dirla con Boccia: «La deroga potrebbe minare la tenuta della stretta anti-contagi».

La seconda grana esplosa a palazzo Chigi è stata la chiusura degli hotel di montagna dal 21 dicembre al 10 gennaio, che si doveva accompagnare allo stop dello sci e alla quarantena per chi rientra dall’estero.
Più di un capogruppo ha osservato che questa «misura presenta problemi. Anche questa volta Conte ha condiviso le perplessità: «Serve una riflessione». La terza grana è stata la chiusura, proposta dal governo, dei ristoranti nei giorni di Natale e di Santo Stefano. Anche qui dalla maggioranza (non solo da Italia Viva) è arrivata una richiesta di riflessione: «Tutti i locali devono rispettare i protocolli, perciò le tavolate non saranno possibili».
Il nuovo dpcm resterà in vigore fino al 4 gennaio.