La politica industriale deve tornare al centro. Orsini: «L’Europa deve essere molto veloce e darsi una sveglia. Abbiamo passato troppo tempo a deindustrializzare»
All’Europa servono gli Eurobond. E presto anche. Altrimenti il gap con gli Stati Uniti sarà difficilmente sostenibile e metterà in difficoltà tutta l’economia europea. E’ questo l’appello, forte e chiaro, lanciato questa mattina dal presidente di Confindustria nazionale, Emanuele Orsini, ospite al Polo Zanotto dove il rettore Pier Francesco Nocini ha celebrato la chiusura del suo rettorato e conferito la laurea honoris causa in ingegneria a Piero Ferrari, fondatore e presidente di High Perform Engineering e vicepresidente della Ferrari. Orsini e’ stato molto chiaro: «Siamo in un momento storico in cui con un tweet il presidente Trump cambia l’economia mondiale e dove in Cina decide un uomo solo: noi in Europa non possiamo essere così statici e attendisti». Uno sguardo importante sui temi nazionali e internazionali quello del presidente Orsini sul clima generale con conflitti alle porte dell’Europa e gli Stati Uniti che sono in piena torsione geopolitica. «Uno dei primi capitoli di costo che ci penalizza sulla competitività è quello dell’energia: se non riusciamo a essere competitivi su questo, altri sono meglio di noi. L’Europa deve essere molto veloce e darsi una sveglia. La politica industriale deve essere messa al centro sia in Europa che in Italia. Abbiamo passato troppo tempo a deindustrializzare il nostro continente». La produttività continua a calare «e questo è uno dei problemi principali. Stiamo dicendo che si deve avere il coraggio di puntare a un rilancio industriale del paese, un piano triennale di investimenti da parte del governo di ampio respiro». Orsini è tornato a chiedere velocità anche sulla lotta ai dazi che ha colpito soprattutto vino e agroalimentare. «La media dei dazi nei vari Paesi è attorno al 12%; noi in Europa abbiamo avuto il 15% ma il 4,8% lo avevamo già assorbito. Quindi in realtà è il 10,2%. Ma il vero problema è il cambio euro/dollaro che oggi è al 13% ma siccome gli Usa subiranno l’inflazione, va da sè che si potrà avere un cambio euro/dollaro al 20% e questo sommato ai dazi fa il 30%. A quel punto noi saremo fortemente svantaggiati e servono gli Eurobond per rafforzare l’euro e attirare investimenti. E torniamo al piano Draghi presentato due anni fa. Ma l’Europa deve decidere in fretta, abbiamo bisogno di una Ue che abbia coraggio e rapidità». L’evento voluto dal rettore uscente sul tema «Univr oggi. Riflessioni a più voci» ha toccato temi di stretta attualità, economica e politica facendo il punto sulla vita di un ateneo che ha raggiunto i 30 mila iscritti, aumenta gli investimenti nella ricerca, ha aperto a collaborazioni con istituzioni e imprese. «Sono molto soddisfatto di quanto fatto in questi anni e sono contento di chiudere il mio mandato con questi risultati. In particolare la grande soddisfazione è stata vedere tanti studenti contenti (oltre 8.500)di poter continuare a studiare a costo zero grazie all’esenzione, dopo che abbiamo alzato la soglia Isee a 27 mila euro, uno sforzo economico impegnativo per un ateneo piccolo come il nostro. Ma lo abbiamo voluto fare perché è fondamentale la cultura per ragazzi e ragazze ma anche tutto il resto: la comunità, la possibilità di vivere fuori casa, di confrontarsi, di crescere. la cultura è la spina dorsale, ma poi ci servono anche muscoli, occhi e tutto il resto se vogliamo essere completi. Il nostro compito è garantire che il diritto allo studio non sia un privilegio ma un bene comune».
Nocini di nuovo chirurgo a tempo pieno. Il rettore chiude il suo mandato elencando i risultati ottenuti in questi anni difficili
Due anni e 10 mesi di Covid hanno segnato il rettorato, «ma ho dato il massimo per il cambiamento, per creare squadra e non essere un uomo solo al comando». «Ho cambiato l’università subito, perché la carica ha una importanza relativa, la devi condividere con gli altri, altrimenti non serve a nulla. la solitudine della baronia non mi è mai piaciuta». Cosa farà ora? «Tornerò a fare il chirurgo a tempo pieno e metterò la mia esperienza a disposizione dell’intervento sociale». Qualche dato: in sei anni i corsi di studio sono passati da 62 nel 2019 agli attuali 95 e tra i 33 nuovi corsi «mi piace citare la laurea in medicina e chirurgia interateneo con Trento, la seconda laurea in medicina a indirizzo tecnologico, il corso di laurea in Farmacia in collaborazione con l’icss Sacro Cuore di Negrar, la laurea in ingegneria dei sistemi medicali per la persona, interateneo con Trento e Modena-Reggio Emilia. Sono aumentati anche gli alloggi Esu da 423 a oltre 850 e progetti sono in corso per nuovi studenti. Un rammarico per Nocini è il progetto della caserma passalacqua al cui interno «avevo immaginato una costruzione che avevo già nominato Palazzina Cangrande per avere un vero campus universitario che oggi manca a Verona e che spero sarà uno degli obiettivi dle prossimo futuro». Questa osservazione apre un enorme capitolo sul futuro di questa area che ancora oggi è un cantiere, non viene completato il parcheggio multipiano e il parco promesso non si vede. Quando si sbloccherà la situazione? Una sfida che riguarda direttamente il sindaco Tommasi, l’assessora Bissoli e la nuova rettrice Chiara Leardini alla quale ora passa il testimone.