Nuova Pac, una battaglia all’orizzonte Per i fitofarmaci, le superfici ecologiche e la ricerca. Giustiniani: va adeguata

Adeguare la Pac al nuovo contesto geopolitico, soprattutto in tema di fitofarmaci, utilizzo dei terreni destinati a greening e di nuove tecniche genomiche. Promettono battaglia a Bruxelles sulla riforma della Politica agricola comune, che entrerà in vigore dal gennaio 2023, gli europarlamentari Herbert Dorfmann, Paolo De Castro, Mara Bizzotto, Paolo Borchia e Sergio Berlato, che hanno partecipato all’incontro promosso da Confagricoltura Veneto sulle problematiche dell’agricoltura aggravate dal conflitto in Ucraina.
“Siamo preoccupati per l’applicazione della nuova Pac – ha detto in apertura Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto -, licenziata in un momento in cui non si sapeva che si stava andando verso cambiamenti repentini. La pandemia, il conflitto in Ucraina, i rincari delle materie prime e dei costi energetici, la siccità e le temperature mai elevate in Veneto come oggi obbligano gli agricoltori a fare i conti con una realtà molto più difficile e complessa, di cui anche l’Europa dovrebbe tenere conto. Siamo d’accordo con il principio della sostenibilità, ma occorre garantire il livello produttivo e la competitività aziendale. La Politica agricola comunitaria va attualizzata e modulata con normative meno restrittive e potenziando la ricerca, che deve fornire risposte e soluzioni per adattare l’agricoltura ai cambiamenti climatici”. Concetti ribaditi da Anna Trettenero, presidente di Confagricoltura Vicenza, che ha chiesto un cambio di paradigma sul mondo agricolo, “perché nessuno più di noi può sequestrare l’anidride carbonica nel terreno, con grandi benefici per l’ambiente e la comunità” e per Confagricoltura nazionale dal vicepresidente Giordano Emo Capodilista e da Cristina Tinelli, dell’ufficio di Bruxelles. “L’Europa deve ricordare che non siamo giardinieri, ma agricoltori. Chiederci di produrre meno per favorire l’import da altri Paesi o la produzione di cibo in laboratorio sarà la fine del nostro agroalimentare”.
Gli europarlamentari hanno chiarito che non ci sarà alcun rinvio della Pac, ma che sarà necessario un adeguamento al nuovo contesto geopolitico che si è determinato con la guerra, i problemi logistici e i costi energetici andati alle stelle. “Faremo una battaglia tutti insieme sul nuovo regolamento sui fitofarmaci’’, ha chiarito Paolo De Castro.
Herbert Dorfmann ha chiarito che la nuova Pac non è da smantellare.
Mara Bizzotto ha ricordato di aver sempre guardato con preoccupazione alla strategia Farm to work, “perché si parte dal principio che gli agricoltori inquinano e perciò bisogna farli produrre meno. Concorda Sergio Berlato: “Non essersi resi conto che negli ultimi tre anni il mondo è cambiato vuol dire essere marziani’’.
Infine Paolo Borchia, che essendo componente della Commissione industria, ricerca ed energia offre una chiave di lettura diversa. “Bisogna lavorare su una maggiore autonomia energetica, per recuperare il gap causato dalle scelte sbagliate compiute negli ultimi trent’anni dal nostro Paese. Il piano europeo del Green Deal contribuirà a tenere alti i prezzi sia delle materie prime, che dei prodotti energetici. Serve un maggior coraggio dei gruppi politici per cambiare rotta e porre mano a un impianto troppo restrittivo, che andrà a mettere in difficoltà i nostri operatori”.