Stati generali dei Comuni veneti in Gran Guardia questa mattina con i sindaci impegnati su mille fronti: dai lavori per i Giochi olimpici invernali del 2026 all’emergenza migranti che potrebbe portare a un Cpr nel Veneto, fino ai problemi della Sanità dove aumentano in modo esponenziale le richieste di prestazioni mediche. Ma andiamo con ordine e partiamo dalle Olimpiadi, che sono dietro l’angolo. Non c’è solo la preoccupazione per la pista da bob di Cortina (vedi servizio nella pagina regionale) ma si avvicinano anche i lavori da eseguire in Arena che trasformeranno l’anfiteatro in un cantiere per due anni: 2024 e 2025. Secondo il programma finanziario del Comitato Milano-Cortina infatti il piano opere prevede un investimento di 20,5 milioni per sistemare l’anfiteatro. In Arena infatti si svolgeranno la cerimonia di chiusura delle OlimpiadI invernali e la cerimonia di apertura delle Paralimpiadi invernali. Tutto questo comporterà lavori molto consistenti. Innanzi tutto con una spesa prevista di 1 milione 624mila euro il Comune dovrà provvedere alla riqualificazione dei servizi igienici dell’anfiteatro all’interno di un progetto più globale di miglioramento dell’accessibilità dell’Arena che non dovrà presentare barriere architettoniche e dovrà avere tutti i servizi necessari agli atleti paralimpici. Proprio per questo il capitolo di spesa più rilevante che sfiora i 19 milioni di euro a carico del Comitato infrastrutture Milano-Cortina è per la riqualificazione degli accessi dell’anfiteatro Arena. Sarebbe prevista anche la installazione di un ascensore per consentire ai disabili di accedere alle gradinate. In totale oltre 20,5 milioni di lavori da distribuire nelle due prossime stagioni. Da qui si comprende perché la Giunta comunale ha voluto prendere in mano, con delibera, la gestione delle date per gli eventi dell’extralirica: di date disponibili tra calendario della stagione lirica e cantieri per le Olimpiadi, ne resteranno gran poche. I concerti pop e rock saranno per forza molto limitati.
Zaia: “Migranti, il Cpr non risolve”
Ma il pensiero delle opere olimpiche è rivolto anche alla pista da bob di Cortina per la quale non ci sono ancora imprese disponibili ad accollarsi un’opera costosa (oltre 80 milioni e con le opere accessorie si superano i 110 milioni) in tempi strettissimi (deve essere pronta a inizio 2025 per essere poi collaudata). Tanto che questa mattina il governatore Luca Zaia parlando a margine del convegno dell’Anci non ha escluso l’ipotesi di utilizzare gli impianti di Innsbruck, in Austria: “Per l’assegnazione dei lavori, stiamo aspettando ulteriore fase, capiremo quale sarà la decisione del commissario, visto e considerato che non ci sono ancora offerte definite. Le aziende in grado di fare opere come questa sono poche e stanno lavorando altrove (Tav-ndr). Innsbruck? Andiamo al vedo su Innsbruck che ha presentato una offerta 17 milioni di euro per consentire l’utilizzo dei suoi impianti, però poi servirà un villaggio olimpico e tutti i servizi per l’ospitalità. Attendo che qualcuno prepari un quadro di confronto delle spese tra la soluzione austriaca e la pista da bob di Cortina”. MIGRANTI. Poi Zaia rivolgendosi alla platea dei sindaci del Veneto ha fatto il punto sulla questione dell’arrivo di migliaia di migranti, ribadendo la sua perplessità, per non dire contrarietà, al Cpr, Centro di permanenza per i rimpatri, e alle tendopoli. “A fine anno saranno arrivati 200 mila migranti, di questi solo una parte avrà lo status di rifugiato, gli altri e saranno circa 140 mila, saranno da rimpatriare. L’anno scorso sono stati eseguiti 3.770 rimpatri: vogliamo vuotare il mare con un secchio?”. Il fatto è che “si tratta di un esodo biblico, di una tempesta perfetta, perché questa gente scappa dalla fame, dalla guerra, dal clima impazzito. Dobbiamo evitare un impatto traumatico per il nostro territorio e per questo abbiamo chiesto ai prefetti di non fare tendopoli o grandi assembramenti. Anche il Cpr è un pezzo della filiera, ma non serve a bloccare l’arrivo di questa gente”. E allora che fare? “Il dramma è che l’Europa è latitante. Come può l’Unione europea consentire che Francia e Austria blocchino le frontiere ai migranti?” E qui Zaia si ricollega alla recente richiesta del presidente della Repubblica Mattarella: “Le regole di Dublino sono da rivedere, perché noi non possiamo essere il campo profughi dell’Europa. Che dignità riusciamo a dare all’accoglienza di queste persone?”. E il governatore ha quindi difeso il protocollo di Anci Veneto consegnato ai prefetti: “Abbiamo visto più avanti di altri”. Non l’ha mai citata ma la ricetta è quella dell’accoglienza diffusa che tanto ha fatto arrabbiare il centrodestra. E sui Cpr ieri ha preso posizione anche il Pd in merito alla proposta avanzata da FdI a Legnago. “La proposta è stata finalmente ritirata, a seguito dell’azione del PD, delle proteste dei cittadini e del tardivo No anche di Sindaco, Lega e FI, che spacca la maggioranza legnaghese”. Il segretario provinciale Pd Franco Bonfante e la segretaria del Circolo Pd di Legnago Luigina Zappon prendono posizione: “Nel voler farsi belli con Meloni e il suo governo, Longhi e Fratelli d’Italia della pianura veronese hanno comunque esposto il territorio ad un grave rischio, ponendo la nostra zona sotto i riflettori, segnalandola così alle autorità nazionali. Amministratori seri non si comportano così”. E i circoli pd hanno rilanciato l’accoglienza diffusa con massima severità per la sicurezza.
Sanità sotto pressione, rivedere le regole
Altro tema di riflessione per i sindaci del Veneto e rilanciato dal presidente Luca Zaia questa mattina in Gran Guardia, quello della Sanità, un fronte caldissimo con il quale i sindaci si devono misurare tutti i giorni. “Esiste un club della bacchetta magica, ma io non ce l’ho”, ha ironizzato Zaia criticando “i laureati su Facebook. Il Veneto eroga ogni anno 80 milioni di prestazioni, 2 milioni sono gli accessi ai Pronto soccorso, abbiamo 60 mila dipendenti ma non troviamo più medici. Dopo il Covid abbiamo fatto 3.500 nuove assunzioni ma le richieste per le prestazioni sono cresciute del 18%. In particolare le richieste per risonanze magnetiche per l’addome hanno avuto un incremento del 40%”. Un’onda di richieste di prestazioni che il sistema sanitario fa fatica a contenere. “Abbiamo ridotto le liste di attesa da 120 mila siamo scesi a 40 mila ma è ora di cambiare qualcosa”. Zaia si è rivolto al Governo Meloni: “Vogliamo chiedere che i medici che sono dipendenti di ospedali pubblici possano continuare a lavorare, se vogliono, anche dopo in 70 anni e non siano costretti ad andare in pensione,. Perché poi attraversano la strada e vanno nelle strutture private. E noi che abbiamo investito nella loro formazione, che li abbiamo fatti crescere e che possiamo vantare queste eccellenze, rimaniamo senza medici. Per questo ribadisco che è una vergogna il numero chiuso nelle facoltà di Medicina. E si deve anche valutare la possibilità di equipollenza del titolo di studio per i medici stranieri. Sarebbe molto importante poterli equiparare soprattutto per la penuria di medici di famiglia che abbiamo. Questo è il tema che più mi preoccupa per il futuro”. E ha concluso rivolgendosi ai sindaci: “La Regione c’è ma se avessimo l’autonomia ci sarebbe anche di più”. A far gli onori di casa è stato il sindaco di Verona Damiano Tommasi, di fronte a una fitta schiera di sindaci di capoluogo e delle province venete. Presenti la vicepresidente della Regione Veneto Elisa De Berti, il presidente ANCI Veneto Mario Conte, la vicepresidente vicaria Maria Rosa Pavanello, la vicepresidente Elisa Venturini, il coordinatore ANCI Giovani Veneto Roberto Bazzarello, gli assessori Regione Veneto alla Sicurezza e Territorio Cristiano Corazzari, alla Transizione Digitale Francesco Calzavara, allo Sviluppo Economico Roberto Marcato, le assessore alla Sicurezza del Comune di Verona Stefania Zivelonghi e alle Politiche Sociali Luisa Ceni. «Per me è un orgoglio ospitare questa assemblea – ha esordito il sindaco Tommasi -. Credo che queste siano le occasioni in cui le tante parole che si usano per parlare di territori e comunità, di capillarità della presenza delle istituzioni, di vicinanza coi nostri cittadini e cittadine trovino concretezza per un confronto serio sui temi che ci coinvolgono tutti i giorni. Sono convinto, già da esperienze professionali precedenti, che se il gioco si fa di squadra, si riescono a trovare soluzioni che non vengono condizionate da posizionamenti politici o da ideologie”. “Anci Veneto – ha concluso Tommasi- ha il compito di raccogliere le voci di tutti, trasversali, cariche di esperienza sul campo. Il senso di queste giornate non è solo segnalare problemi, ma soprattutto proporre e confrontare soluzioni».