«Se davvero si vuole innovare si parta da ciò che abbiamo già: aree dismesse da recuperare, impianti sportivi da rigenerare come l’area delle piscine Lido, mobilità pubblica da potenziare. Perché anche quando si insegue l’onda dell’innovazione, c’è un prezzo che Verona non può più permettersi:il consumo di nuovo suolo, la tutela del paesaggio e la coerenza delle proprie scelte». E’ il parere del presidente di Legambiente Verona Andrea Gentili che interviene sul progetto “onda da surf” approvato dalla Giunta Tommasi con il voto contrario dell’assessore Michele Bertucco. “Ancora una volta – dice Gentile, intervenendo sulla struttura acquatica sportiva per la pratica del surf con onde artificiali, ristoranti e parcheggi in località Bertacchina, tra la Gardesana, il canale Camuzzoni e l’Adige – a Verona, si proclama attenzione per l’ambiente, e la lotta alla crisi climatica, ma si approvano progetti ambientalmente impattanti e nuove colate di cemento in aree agricole ancora produttive, che non portano alcun beneficio ai territori e ai quartieri”. Legambiente critica primariamente la dichiarazione di pubblica utilità dell’impianto che, per quanto sia un’ipotesi prevista da una imperfetta legge regionale che dichiara tali gli impianti sportivi, viene in questo caso “tirata per i capelli” dichiarando l’interesse pubblico su un’opera che, secondo Legambiente coincide con la realizzazione di un mega impianto sportivo “elitario” con annessi servizi ricettivi che poco hanno a che fare con gli impianti sportivi a servizio del quartiere della colletività. Per Legambiente, l’impianto ha inoltre almeno tre criciticità fondamentali: la pressione turistica, il traffico e il consumo di suolo in una città e in un territorio già fortemente congestionati. “Verona . dice Gentile – ha infatti già raggiunto limiti di saturazione turistica impressionanti ed è una delle città d’arte più malata di overtourism: secondo la Camera di Commercio nel 2023 la città ha registrato 5,4 milioni di arrivi (quindi persone, non pernottamenti), con 18,8 milioni di presenze in strutture ricettive (notti trascorse); secondo i dati elaborati da Legambiente invece, sul lago di Garda sponda veronese, negli ultimi 15 anni la presenza turistica è aumentata del 49%. Verona è una città che attrae turisti tutto l’anno e aggiungere una struttura sportiva da 600 posti auto in un’area attualmente agricola non smuove gli attuali flussi, semmai li aumenta”. Sul traffico, Legambiente fa notare che la strada Gardesana è classificata da ARPAV tra le più problematiche per l’inquinamento da PM₁₀, con picchi fino a 45.000 veicoli al giorno nei fine settimana estivi, ossia quando si presume che il nuovo impianto attrarrà maggiore flusso. Portare un attrattore extra-urbano su un corridoio già congestionato significa penalizzare pendolari e residenti. Per quanto riguarda il consumo di suolo, Legambiente ricorda all’amministrazione, che la città di Verona è già ai vertici nazionali ISPRA per variazione di suolo consumato ogni anno e che dopo la scelta di “sviluppo” della Marangona, l’impianto Onda Surf si svilupperà su 13 ettari, consumandone 3,8 ettari con nuova superficie impermeabilizzata (laguna artificiale, edifici, parcheggi, piazzali) con perdita di funzionalità ecosistemiche del suolo (infiltrazione, biodiversità). Non si tratta solo di suolo che se ne va, ma che non viene nemmeno recuperato. La “compensazione” promessa al Comune di Verona con l’acquisto e la successiva cessione gratuita di 2 ettari alla Spianà è poco equilibrata e ambientalmente inadeguata.