Palazzo Turchi. Il viaggio tra le meraviglie della nostra città (Tiziano Brusco)

di Andrea Bertozzi

Se girando per la città di Verona chiederete ad uno del luogo dov’è il Palazzo dei puoti (fantocci, bamboloni) è probabile che vi indirizzi in via San Cosimo. Non sarà la stessa cosa se chiederete di Palazzo Turchi, pur trattandosi dello stesso edificio.
Il motivo è la presenza di alcune cariatidi e telamoni collocati in facciata di un edificio civile appunto che si trova in via San Cosimo.
Capostipite della famiglia Turchi fu Tommaso di Zeno che gradualmente ebbe accesso alla nobiltà per il suo lavoro di drappiere (fabbricante o venditore di drappi e tessuti in genere).
I Turchi divennero una delle più ricche famiglie veronesi, permettendosi così di acquistare intorno al 1440 la residenza di un medico in contrada Sant’Andrea, nell’attuale via San Cosimo. La facciata fu realizzata per volontà del cavaliere Pio Turchi, che volle ricordare la vittoria ottenuta dall’armata cristiana (e in particolare quella veneziana) contro la flotta ottomana durante la battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571.
I lavori potrebbero dirsi conclusi intorno al 1579, in quanto il 2 agosto di quell’anno vi fu un episodio di cronaca particolare: alcuni dei telamoni della facciata, raffiguranti i turchi furono decapitati e le teste esposte presso il capitello di piazza Erbe dove solitamente si esponevano le teste dei condannati a morte. I telamoni furono poi restaurati, tuttavia i lavori di trasformazione della fabbrica non furono completati, per cui sul lato destro rispetto al portale è ancora visibile il precedente edificio quattrocentesco.
Ignoto rimane il nome dell’architetto che disegnò la facciata, anche se sono state avanzate diverse ipotesi, tra cui
Giulio Romano e un tardo Bernardino Brugnoli che fu erede dei cantieri del noto architetto rinascimentale Michele Sanmicheli.
L’elaborato portale del Palazzo Turchi, è caratterizzato come dicevo, da una ricca decorazione, quasi barocca, con appunto i telamoni e cariatidi posti a fiancheggiare il portale d’accesso e le finestre del piano nobile. L’edificio si sviluppa su quattro livelli.
Il piano terreno è caratterizzato da un massiccio basamento a corsi regolari di tufo che è limitato da una cornice che forma i davanzali delle due finestre rettangolari poste ai lati del portale d’accesso, cornice che sorregge i piedritti riccamente decorati delle stesse aperture.
Il portale d’ingresso si contraddistingue per un arco a tutto sesto, decorato da modanature e rosoni, avente raffigurato il volto di Giove nella chiave di volta e altre due figure (probabilmente l’Adige e l’Adriatico) ai lati dell’archivolto.
Tra le cariatidi si aprono delle nicchie: quella in alto a sinistra è sormontata da due ippocantropi (mostri alati con testa equina), mentre le altre tre da coppie di genietti.
Sopra si aprono le eleganti finestre ad arco a tutto sesto del piano nobile, caratterizzate ai lati da piedistalli che sorreggono figure umane che, a loro volta, sostengono un ulteriore cornicione sopra il quale si aprono le finestre del mezzanino, interrotto solo dalla finestra centrale della trifora, di maggiore altezza rispetto alle altre; ai lati di questo ordine di finestre minori vi sono pilastrini sui quali si posa un’altra cornice, un tempo destinata a reggere la gronda.

Tiziano Brusco