“Papà mi portò a Verona-Inter Entrai interista, uscii gialloblù Ero rimasto folgorato da Zigo” Gianluca Vighini si racconta, da TeleValpolicella ai giorni nostri

Un “butel”, ormai uomo, che ha trasformato una passione nella sua ragione di vita. E’ un fiume in piena quando gli chiedi del suo lavoro e capisci subito che ama davvero quello che fa: “Devi avere dentro il fuoco sacro, altrimenti non fai questo mestiere”, dice lui. Ed è la semplice spiegazione del perché Gianluca Vighini, sia diventato uno dei giornalisti veronesi più conosciuti. Le prime dirette per Tele Valpolicella, con la mamma a portarlo sui campi. La fortuna di imparare dalle “migliori penne” del Gazzettino e gli insegnamenti di Germano Mosconi, che lo manda a seguire tutti gli allenamenti del Verona. Poi la chiamata del paron Vinco, che nell’87 lo porta stabilmente a Telenuovo. Fino a diventarne volto di punta.
Vighini, che consigli darebbe a chi vuole fare il giornalista?
Sono convinto che giornalisti si nasce, perché è un lavoro in cui ci vuole una devozione quasi
sacerdotale. Il giornalista è fatto di strada, di marciapiede, di conoscenze, di rapporti, non ci sono
orari, non ci sono domeniche.
Come è nato invece il tifo per l’Hellas?
Mio papà, da interista, mi portò da piccolo a veder Verona-Inter al Bentegodi: ricordo che sono
entrato interista e uscito tifoso del Verona. Ero rimasto folgorato da Zigoni.
Il momento più bello della storia del Verona?
Direi lo spareggio di Reggio Calabria: commentare il gol di Cossato in diretta dal Granillo, una gioia incredibile. Negli spogliatoi successe di tutto. Poi sulla strada del ritorno verso l’aeroporto, il nostro pullman si fermò in mezzo al nulla dell’autostrada, con Pastorello che “gridò all’agguato” e il terrore nei nostri occhi. Fortunatamente fu solo un guasto…(ride)
Quello più brutto invece?
Sicuramente la retrocessione di Piacenza, ho pianto come un bambino, mai mi sarei aspettato che retrocedesse. All’epoca mettevo una camicia rossa, non l’ho più messa, anzi mi sa che l’ho buttata.
Del Chievo invece cosa pensa?
Ho sempre avuto ammirazione per una società che ha fatto delle cose eccezionali, però da tifoso non è possibile tifare per due squadre. Campedelli ha sprecato l’occasione di crearsi una propria identità e di valorizzare i giovani.
E Vighini nel tempo libero?
Mi piace far da mangiare e con mia sorella abbiamo anche un piccolo laboratorio di panettoni e
colombe.

Fabio Ridolfi