Straordinaria opportunità per rigenerare il territorio. Il Parco non riesce ancora a fungere pienamente da piattaforma di connessione tra la città e la infrastrutture verdi
Dare finalmente una forma, una voce, una consistenza al Parco dell’Adige creando anche un ente gestore che lo possa mantenere, strutturare, curare: con queste finalità il Comune chiede aiuto alla Fondazione Cariverona partecipando a un bando per ottenere 400 mila euro. Lo ha deciso la Giunta, con delibera, presentando a Cariverona un progetto che durerà al massimo 36 mesi, con un cofinanziamento da parte del comune di Verona del 20% (80.000 euro) per i costi del personale dipendente che si occuperà attivamente del progetto. “Infrastrutture ecosistemiche e gestione del Parco dell’Adige” è infatti il titolo del progetto con il quale Palazzo Barbieri ha deciso di partecipare al bando. Il Parco dell’Adige è stato riconosciuto nel 2005 come “Area Naturale di Interesse Locale” dal Comune di Verona (Amministrazione Zanotto). Successivamente, nel 2008, l’Amministrazione Tosi ha approvato l’aggiornamento del Piano Ambientale del Parco, sostenuto anche da contributi regionali pari a 150.000 euro (2005-2007), destinati al primo stralcio di interventi nell’area Nord (Corte Molon) e all’adeguamento della pianificazione ambientale. Il Parco è stato individuato tra i progetti bandiera del Piano Strategico “Verona 2020”. Ma da diversi anni la cittadinanza richiede la possibilità di tutelare e valorizzare il Parco dell’Adige, patrimonio ambientale inestimabile per la città di Verona, ma altamente sottovalutato su ogni punto di vista: ecologico, fruitivo, produttivo. E servono sia un Ente gestore che un Piano di gestione e sviluppo. Nel documento un’analisi approfondita del Parco mette in luce le fragilità, i fabbisogni e i punti di forza dell’area in esame. Le maggiori fragilità del Parco, qui espresse in modo sintetico sono in primis la sottovalutazione come spazio pubblico urbano: il Parco è percepito ancora secondo un approccio conservativo superato, senza adeguate politiche di valorizzazione. Inoltre c’è un limitato sfruttamento agricolo innovativo: manca il riconoscimento del Parco come laboratorio per l’agricoltura urbana e per nuove filiere agroalimentari locali. Continua poi la disconnessione tra fiume e tessuto urbano consolidato: il Parco non riesce ancora a fungere pienamente da piattaforma di connessione tra città e infrastrutture verdi e blu. Per non parlare poi del degrado di alcuni habitat naturali, della frammentazione ecologica e paesaggistica. Il parco, che di fatto non è mai nato, è quindi carente nelle dotazioni di infrastrutture leggere: percorsi di fruizione continua, sicura e ombreggiata sono insufficienti. C’è soprattutto, da sempre l’assenza di un Piano di Gestione specifico che indirizzi in modo sistemico la governance e la valorizzazione del Parco. Tuttavia, grazie alla sua estensione e biodiversità, rappresenta una straordinaria opportunità per rigenerare un’area periurbana strategica e creare valore per la città e il territorio.
Qui si può fare educazione ambientale. Corte Molon e Giarol Grande sono due realtà che favoriscono l’inclusione sociale
Infatti sono molti i punti di forza del Parco che racchiude un patrimonio storico-culturale rilevante: la presenza di beni come il Seminario Vescovile Minore di Verona, Forte Chievo (a Nord) e Forte Santa Caterina e il complesso Monumentale del Lazzaretto (a Sud), oltre a Ville Venete di pregio (Villa Agarotti, Corte Moscardo e Villa Buri). Proprio per questo il Parco può rappresentare un’estensione naturale del patrimonio culturale e paesaggistico cittadino e inoltre è così vicino al centro città da renderlo accessibile e fruibile a diverse tipologie di utenze, con un elevato potenziale per il turismo lento e sostenibile, grazie alla connessione strategica con la mobilità ciclabile urbana ed extraurbana e alla possibilità di incrementare la sentieristica. Sotto il profilo ambientale ed ecologico, il Parco vede la presenza di habitat fluviali, boschi planiziali, zone umide, filari alberati e ambienti rurali con una preziosa diversificazione. Importante è la sua funzione ambientale: regolazione del microclima a scala cittadina, miglioramento della qualità dell’aria e dell’acqua, filtraggio dell’acqua e dell’aria, conservazione della biodiversità, servizi di impollinazione e di habitat e incremento dei nutrienti. In particolare, si vuole porre l’attenzione sulla potenzialità di erogazione di Servizi Ecosistemici. L’area offre molti spunti culturali: spazi per l’educazione ambientale, l’inclusione sociale e l’attività sportiva offerti da realtà come Corte Molon e Giarol Grande; presenza di luoghi di valore storico-artistico e architettonico come forti austriaci, ville storiche e luoghi religiosi che rafforzano l’identità culturale dell’area. Qual è dunque l’obiettivo di questo progetto che il Comune ha presentato a Cariverona per valorizzare il Parco dell’Adige? L’obiettivo, si legge in delibera, “è ripensare il Parco come un’infrastruttura naturale dinamica, capace di coniugare la tutela ambientale con la fruizione pubblica e lo sviluppo sostenibile”. Come farlo? “Attraverso interventi materiali e immateriali, il progetto intende promuovere un disegno complessivo di paesaggio, che rafforzi le connessioni ecologiche e migliori l’accessibilità mediante infrastrutture verdi e una rete sentieristica adeguata. Parallelamente, si propone di attivare strumenti di governance innovativi e inclusivi, in grado di favorire una gestione partecipata e di costruire una rete di attori locali, con l’obiettivo di attribuire al Parco un ruolo sempre più centrale nella vita urbana e nella rigenerazione ecologica della città”.
Da riqualificare 10 ettari di area verde. Grazie al bando di Cariverona si punta a coinvolgere le Università di Verona e Padova
Tutto questo è estremamente urgente e necessario perché, sembra incredibile, “il Parco dell’Adige è sprovvisto di un Piano Ambientale così come da un Piano di Gestione che possa valorizzarne il capitale naturale, la sua fruibilità e lo sviluppo economico locale rispetto alle eccellenze agricole e culturali che ivi insistono” Occorre quindi ripristinare habitat naturali, incrementare la biodiversità e migliorare la qualità ecologica del territorio. In secondo luogo, aumentare l’accessibilità e la fruibilità sostenibile, promuovendo la mobilità dolce. Fondamentale sarà attivare una governance partecipata coinvolgendo stakeholder pubblici e privati. Per valorizzare le attività agricole locali come componente dell’identità del Parco si potrà creare un brand agronomico specifico. Ma soprattutto serve redigere un piano di gestione che tuteli l’ecosistema pur favorendo la fruibilità del parco. Tutto questo porterà al recupero ecologico di zone degradate; al rafforzamento delle connessioni ecologiche per la continuità degli habitat, un aumento del numero di visitatori responsabili, con risvolti nella diffusione del turismo locale; il rafforzamento dell’economia locale legata all’agricoltura urbana, con la valorizzazione dei prodotti locali. E ovviamente, si spera, alla creazione di un primo nucleo operativo per il futuro Ente Parco dell’Adige. Per una migliore fruibilità, l’ente gestore dovrà provvedere alla creazione di sentieri e segnaletica: verrà implementata una nuova rete di percorsi ciclopedonali, con particolare attenzione alla connessione con le piste ciclabili urbane ed extraurbane esistenti. I sentieri saranno attrezzati con segnaletica informativa su biodiversità, paesaggio e prodotti agricoli locali. Saranno necessari interventi di rinaturalizzazione creando nuovi ambienti umidi attraverso scavi superficiali e reintroduzione di vegetazione autoctona, saranno avviati progetti di riqualificazione dei boschi planiziali degradati, e saranno piantumate siepi ecologiche per aumentare la connettività ecologica. In totale, grazie a questo Bando Capitale Naturale 2025 di Cariverona, si punta a riqualificare 10 ettari di area verde, coinvolgendo le università di Verona e di Padova e puntando alla nascita dell’Ente Parco dell’Adige che sarà deputato alla gestione, valorizzazione e tutela dell’area con un Piano di gestione ambientale, economico e sociale. MB