Pasqualotto e il dogma della fede

Stavolta ci occupiamo di Pasquale Ottino, detto Pasqualotto. Figlio di Francesco scutellarius (fabbricante di stoviglie) e di Polissena Orsini, di origini romane, nacque a Verona intorno al settembre 1578. Nella Seconda cappella di destra nella chiesa di San Giorgio in Braida a Verona troviamo la pala: Assunzione della Vergine Maria con Santi Benedettini, appunto di Pasquale Ottino. L’Assunzione di Maria al cielo è un dogma di fede della Chiesa cattolica romana, secondo il quale Maria, madre di Gesù Cristo, al termine della sua vita terrena andò in Paradiso in anima e corpo. Da alcune informaazioni di Carlo Ridolfi (1648) e di Bartolomeo Dal Pozzo (1718), la sue formazione artistica e’ dovuta a Felice Brusasorci sul finire del Cinquecento, per la sua partecipazione alla vita di bottega con diversi altri pittori tra cui il coetaneo Alessandro Turchi detto l’Orbetto e Santo Creara. Con Creara in particolare ebbe una fraterna amicizia, al punto che la sorella di quest’ultimo, Dorotea una volta perduti tutti i famigliari, nominò nel testamento quale erede universale proprio Pasqual Ottino. Come collaboratore di Brusasorci, Ottino ebbe un ruolo di primo piano nell’esecuzione delle gallerie di ritratti degli antenati, richieste dagli aristocratici veronesi quale modo di mostrare la propria origine nobile da esibire nelle dimore cittadine. Alcuni storici però pensano che piu che sui ritratti di personaggi storici idealizzati, si può misurare la sua capacità ritrattistica sul Ritratto di monaco del Museo di Castelvecchio in Verona. Alla morte di Brusasorci (22 febbraio 1605), Turchi e Ottino si trovarono a dover gestire un lascito importante di commissioni non portate a termine e opere rimaste «imperfette», tra cui il grande telero raffigurante la Raccolta della manna, collocato nel presbiterio di S. Giorgio in Braida a Verona. Il 1619 fu un momento molto importante per il pittore. Essendo Bassetti e Turchi, gli altri due artisti della sua stessa bottega impegnati a Roma, acquistò un ruolo di primo piano nella decorazione della cappella Varalli in S. Stefano a Verona, fatta erigere nel 1618 a custodia delle reliquie dei primi martiri cristiani della città. Oltre alla pala con la Strage degli innocenti, che ricorda l’analogo tema dipinto da Guido Reni nel 1611 (Bologna, Pinacoteca nazionale), dipinse «i compartimenti nella cupola e sotto [nei pennacchi] l’Angelo, l’Annunciata, S. Carlo Borromeo e S. Francesco d’Assisi, ora scomparso per la salsedine». A conclusione dell’impresa giunsero da Roma le tele per i due altari laterali dipinte dall’Orbetto (I quaranta martiri) e da Bassetti (I cinque vescovi martiri). La lezione che gli diede Bassetti si rivelò fondamentale per la svolta di Ottino verso un «caravaggismo riformato». Opere esemplari di questo momento, il più significativo e impegnato della sua attività artistica, sono la Madonna in gloria con i ss. Bernardo, Antonio abate, Agostino vescovo, Benedetto e Mauro della chiesa veronese di S. Giorgio in Braida. Influenzato dalla citata pala del Bassetti rivela nel gioco dei chiaroscuri e dei colori la formazione manieristica dell’autore. Ottino usci’ come dicevamo, dalla bottega artistica più importante a Verona, quella del Brusasorci alla fine del Cinquecento, una vera accademia dalla quale uscirono i migliori pittori del Seicento veronese.