Passaia e le eccellenze dello sport Usa Il neonato museo inaugurato a Las Vegas realizzato dagli imprenditori veronesi

Settanta anni ma non li dimostra. L’azienda Santo Passaia di Villafontana è il classico esempio della capacità imprenditoriale veronese.
Una dote importante per reggere ad un mercato in continua evoluzione e rispondere ad esigenze sempre più complesse e particolari.
L’impresa della Bassa ha nel proprio slogan l’essenza della mission: “tre generazioni di alta falegnameria italiana”. Passaia è al fianco così di architetti e designer realizzando i loro progetti ed esportandoli in tutto il mondo.
Può così accadere che il neonato museo delle eccellenze sportive americane, creato da due icone dello sport Usa, il famoso archoman Jim Gray, vincitore di 12 edizioni dell’Emmy Award, il premio televisivo più importante d’America e Tom Brady, leggendario quarterback di New England e Tampa Bay, a segno in ben sette edizioni del Super Bowl, inaugurato a Las Vegas in occasione dell’ultimo Super Bowl, sia realizzato grazie al lavoro dell’azienda di Villafontana.
“Si tratta certamente di un lavoro importante – ammette Pier Angelo Passaia – che ci dà grande visibilità soprattutto nel mercato americano. E’ stato un caso fortuito, un nostro cliente che conosce l’archittetto Peter Arnell ci ha messo in contatto con lui. Realizziamo, soprattutto, design di interni e la nostra collezione ha fatto centro. Abbiamo di fatto costruito le bacheche che ospitano alcuni cimeli, in particolare gli anelli vinti da Brady. Credo che abbia giocato un ruolo determinante anche il nostro uffcio di Miami che abbiamo aperto da qualche anno assieme ad altre realtà venete. Negli Stati Uniti è fondamentale non solo il momento della vendita, ma anche quello dell’assistenza”.
La ditta Passaia ha 28 dipendenti diretti e collabora con numerose partite Iva, “soprattutto le squadre di montatori” specifica Pier Angelo Passaia che rappresenta la seconda generazione dell’impresa di Villafontana, fondata 71 anni fa dal papà Santo.
Ora in azienda ci sono anche Nicolò e Federico, i figli di Pier Angelo. Una realtà capace di trasformarsi e superare la crisi del mobile che ha colpito tutta la Bassa veronese.
“Ci siamo adattati e abbiamo internazionalizzato – racconta ancora Pier Angelo – ora il mercato di riferimento è quello americano, sino a qualche anno fa era quello russo. Ma in America si lavora bene, ci sono grandi opportunità”.
Mauro Baroncini