Tra un mese milioni di multe elevate dagli autovelox potrebbero diventare carta straccia. Un pasticcio enorme: manca ancora il decreto del Ministero dei Trasporti che renda omologati gli apparecchi che controllano la velocità. Da 33 anni. Una vacatio incredibile. “Una cosa vergognosa”, per dirla con le parole del comandante della Polizia municipale Luigi Altamura referente Anci per la sicurezza stradale, che questa mattina è intervenuto su Radio 24 alla trasmissione Uno, nessuno centoMilan. A marzo era stato inviato a Bruxelles dal Mit lo schema di un decreto-sanatoria per chiudere i contenziosi riconoscendo l’omologazione dei dispositivi. Ma dopo le polemiche era stato ritirato dal governo. Nel frattempo il ministero di Salvini ha chiesto all’Anci “numeri certi” sul censimento di autovelox fissi e mobili, “riconducibili ai decreti di approvazione pre e post 2017” (spartiacque sull’omologazione degli apparecchi e quindi sul loro possibile utilizzo). In tutto questo, il problema è che bisogna correre ai ripari entro il 12 giugno: un decreto del 2024, infatti, stabilisce che entro quella data i misuratori di velocità debbano essere preceduti da cartelli e che la taratura sia annuale e certificata. Una ordinanza della Cassazione ha stabilito che gli autovelox autorizzati non è detto che siano omologati: non è la stessa cosa. E quindi senza un decreto di omologazione (che appunto manca da 33 anni), la taratura non può essere certificata. Il rischio è che alla fatidica data del 12 giugno gli autovelox di tutta Italia debbano essere spenti. E che le multe elevate finora possano essere contestate e annullate. “Gli autovelox quando posizionati nei giusti posti salvano vite umane”, spiega Altamura, “ma da quando il famoso decreto è stato ritirato e davanti alla data del 12 giugno, abbiamo di fronte un periodo molto nero”. Manca il decreto di attuazione per l’omologazione di questi apparecchi, tanti ricorsi vincono nei tribunali. “Credo sia una vergogna che in un paese civile che mette al primo posto la sicurezza non si sia riusciti in 33 anni a trovare una soluzione. La cassazione ha stabilito che autorizzazione non vuol dire omologazione. Peccato che negli anni il ministero dei Trasporti abbia sempre detto il contrario ma con circolari che valgono molto meno dei decreti. Non sappiamo cosa dirà il prossimo decreto, ma andiamo avanti così a suonare i campanelli delle famiglie alle 5 della mattina per le vittime della strada? Non è giusto, è vergognoso”. Tutte le multe dunque sono a rischio di annullamento se non si interverrà entro il 12 giugno. Ma a questo punto ha senso confidare solo nella tecnologia? Gli strumenti tecnologici non sono infallibili, ci sono i ricorsi, le omologazioni e soprattutto intervengono ex post, cioè dopo che l’infrazione si è verificata. Non prima. Quindi prima o poi bisogna prendere atto che servono pattuglie in strada. “E’ compito del ministero chiudere la vicenda”, conclude Altamura, “perché dobbiamo ridurre le vittime della strada e dobbiamo avere più divise sulle strade. Purtroppo i Comuni hanno limiti enormi nelle assunzioni; io ho 200 agenti vorrei averne mille. Le divise devono tornare in strada a fare più paura senza troppe tecnologie”. Entro il 12 giugno il pasticcio va chiarito o tutti gli autovelox verranno spenti. Il braccio di ferro tra ministero e Comuni su regole, posizionamenti e quant’altro va risolto. L’Anci ha consegnato al ministero i dati sul censimento degli dispositivi: tra i rilevatori fissi solo il 40,6 per cento è stato approvato dopo il 2017 e quindi risulterebbe omologato secondo il decreto del mit, poi sospeso; tra i mobili la quota scende al 32,8 per cento. Se per ipotesi il testo ritirato fosse riproposto, sei apparecchi su dieci tra i fissi e sette su dieci tra i mobili andrebbero spenti in attesa della procedura per omologarli. Di fatto resta in vigore la stretta varata nel 2024: pre-segnalazione fra uno e quattro chilometri, taratura annuale certificata, divieto di rilevazione sotto i 50 km/h nei centri abitati. Il termine per adeguarsi scade il 12 giugno: chi non lo farà dovrà spegnere i dispositivi. Per le nuove installazioni, servirà il via libera del prefetto, dimostrando, a esempio, un picco d’incidenti gravi negli ultimi cinque anni. «Chiediamo noi per primi chiarezza — ha detto Luigi Altamura al Corriere della Sera l’altro giorno —. Alcuni Comuni hanno spento gli apparati, assumendosi una grande responsabilità”. E intanto gli autovelox non omologati restano spenti.
MB