Pellissier e il “caso” Totti. Lettera aperta

E’ stato un giocatore-simbolo del piccolo Chievo come il “capitano” che però ha sbattuto la porta in faccia alla dirigenza romanista. Cosa accadrà?

Caro Pellissier,

come vanno i “primi giorni di scuola”? Una “classe” diversa, “compiti” di sicuro più impegnativi, com’è normale che sia. La immaginiamo preso in mezzo tra idee di mercato e problemi di altro genere, un consiglio al presidente e mille telefonate, giocatori da vedere e qualche (inevitabile) riflessione da fare. La farà con calma, oggi le sembrerà di essere salito su una giostra impazzita, qualche volta sarà divertente, altre volte molto meno. Chissà, forse le sarà già capitato di rimpiangere le estati di “ieri e dell’altro ieri”. Un po’ di vacanza, relax, in attesa della convocazione. Del ritiro. Dei nuovi compagni. Di altri gol da firmare. Il tempo passa, caro Pellissier, passa per tutti, malandrino e impietoso. Guardi quello che è successo a un certo Totti, ad esempio. Fatte le proporzioni del caso, lei è stato il Totti del Chievo. Una bandiera. Più di una bandiera. Un giocatore-simbolo, un totem. Ecco, non ha bisogno di consigli, questo è sicuro. Ma la vicenda-Totti, qualche riflessione la impone. Anche perchè non è l’unica, in questo senso. Ricorda Toni, al Verona? un anno da “dirigente” (in teoria), prima di un “secco” divorzio. “Grazie, me ne vado, che ci sto a fare?”. Quello che ha detto Totti, due anni dopo un addio che aveva fatto piangere mezza Italia. Purtroppo, passa tutto, bandiere comprese. Lei non ha bisogno di consigli, caro Pellissier. Ma è giusto che sappia che la strada non sarà lastricata di sorrisi e di amici. Sappia che un conto era il Pellissier giocatore, uomo chiave in campo e fuori. Un conto il Pellissier dirigente. Con quale ruolo? Con quale (reale) autonomia? Avrà davvero tutta questa “carta bianca” sulla quale cominciare a disegnare il “suo” Chievo, che deve essere per forza di cose diverso, dall’ultimo Chievo. Sbiadito, spesso incomprensibile, travolto da un insolito destino. Se lo chieda ogni tanto. Fermi la giostra sulla quale è salito. Lo deve a se stesso, a quello che è stato, al campione che tutti rivorrebbero in campo, perchè quelli come lei non nascono tutti gli anni e non si acquistano ad ogni mercato. E se si sentirà bene, se avrà davvero la sensazione di essere Pellissier anche dietro una scrivania, bene. Vada avanti. Ma non dimentichi mai che perfino uno come Totti, a un certo punto, s’è sentito inutile. Forse sfruttato. Forse persino usato. Totti era diventato una “figurina”, proprio come Toni. “Figurine” da mettere nel taschino dei ricordi, da tirar fuori ogni tanto, giusto per acquietare i tifosi, la coscienza. Probabilmente non succederà questo, ma sappia che il rischio è sempre in agguato. Un po’ come quei difensori che l’aspettavano al varco, fino a ieri. Ma quelli, non sono mai stati un problema, per lei, bomber fino all’ultimo giorno. Ora è diverso. Ora ha chiuso la borsa e aperto una finestra sul futuro. Il suo e quello del Chievo. Sappia che solo se Pellissier sarà ancora “titolare”, il Chievo può tornare ad essere il suo. Quello che tutta Italia aveva adottato come seconda squadra. Quello che oggi va, un po’ triste e solitario, alla ricerca del passato.

L.T.