Pellissier lancia un allarme “Congelare il campionato? Non credo sia giusto, per noi sarebbe un problema. Noi vorremmo finire la stagione, riconquistare la A per noi è fondamentale...”

Silenzio parla Pellissier. Il diesse del Chievo ha inquadrato il momento ai microfoni di TuttoMercatoWeb, affrontando tutti i problemi e le incertezze di una stagione difficile.

Una situazione non positiva in Veneto: come è stato lavorare con il passare dei giorni e l’emergenza sanitaria che aumentava?
“Noi non abbiamo avuto da subito la stessa problematica che si è registrata in Lombardia, si è avvertita meno all’inizio, e per un po’ siamo riusciti a pensare solo al calcio. Ma ben presto non è stato più possibile, quello che succede è sotto gli occhi di tutti”.

Il momento storico rende difficili anche le previsioni sul futuro della stagione. L’AIC chiede intanto il congelamento dei campionati.
“E’ difficile congelare ora il campionato, perché le società in base ai risultati presenti valutano la situazione seguente, smettere di improvviso causa tanti problemi. Mi spiego: su ciò che succederà quest’anno, promozione, retrocessione o permanenza in categoria, con eventuale disputa di playoff o playout, molte situazioni future cambiano, si fanno ragionamenti diversi. Se si vuol bloccare la stagione, qualcuno ci venga incontro. Anche perché non si potrà iniziare il campionato venturo come se nulla fosse”.

Il discorso è quindi economico. Si possono già stimare perdite, che per voi sarebbe un’aggiunta a quelle della passata stagione?
“Noi abbiamo appunto già fatto fatica con la retrocessione, e la speranza era quella di poter risistemare il tutto con una nuova e immediata promozione in Serie A. Rimanendo in B non ce la faremmo a fare un campionato con gli stessi calciatori, non si staremo dentro, abbiamo una rosa da Serie A che adesso possiamo gestire con il paracadute che arrivava appunto dalla massima serie, senza introiti sarebbe duro”.

A proposito di rosa: giusto il taglio degli stipendi?
“Gli stipendi tra le varie categorie non sono uguali, e neppure in B tanti guadagnano come in A. Non solo, ci sono anche molti calciatori che hanno attività parallele nelle quali hanno investito e che devono mantenere. Forse l’AIC potrà esser d’accordo con il blocca ai campionati, ma non credo con i tagli agli stipendi. E’ chiaro però che ora si fatica anche a parlarne, è troppa l’incertezza: regna il caos”.

Che piaccia o no, anche il calcio muove l’economia del paese. Si aspetta qualche aiuto da parte del Governo?
“Il Governo dovrà muoversi su tanti punti, il problema è serio. Noi perderemo tanti soldi, quando appunto l’economia del paese si basa anche sullo spettacolo, che include il calcio, e diverrà un problema la continua mancanza di introiti. Perché una cosa voglio precisarla: il calcio non è fatto solo di calciatori. Una società è un’azienda, ci sono molti dipendenti, le loro famiglie. Credo che il problema vada affrontato con molta serietà e non pensando soltanto a chi guadagna cifre astronomiche. Loro sono la minoranza. E gli altri?”