Pfas: acqua sana nella “zona rossa” Inaugurate le opere che sostituiscono la fornitura che arrivava da Madonna di Lonigo

“Così si fissa un pilastro fondamentale della vicenda Pfas in Veneto. L’opera a cui diamo il via è una parola mantenuta, riassunta in quasi 25 milioni di euro investiti e 21 chilometri di condotte che porteranno acqua sana. È l’inizio di un nuovo corso che simbolicamente significa purificare le fonti del Veneto per la sicurezza dei cittadini, delle coltivazioni e degli allevamenti. L’acqua di elevata qualità, infatti, da Camazzole, nel Comune di Carmignano di Brenta, farà un lungo percorso e rifornirà il montagnanese e alcuni comuni vicentini e del Colognese interessati dall’emergenza Pfas, catalogati nella zona rossa”.
Sono parole del presidente del Regione del Veneto, Luca Zaia, pronunciate a Montagnana, all’inaugurazione delle opere realizzate per sostituire definitivamente la fornitura di acqua dalla centrale di Madonna di Lonigo (trattata a carboni attivi in quanto contaminata da Pfas) verso i Comuni di Montagnana, Borgo Veneto, Casale di Scodosia, Megliadino San Vitale, Merlara, Pojana Maggiore e Urbana, con acqua proveniente dalla fonte pedemontana di Camazzole.
“Il Veneto – ha detto Zaia – conosce bene questa tematica avendo dato vita anche un laboratorio che è di riferimento a livello nazionale. I Pfas non ci sono solo in aree della nostra regione ma di tutto il territorio nazionale; da noi è stato affrontato subito il problema. La prima denuncia all’autorità giudiziaria, infatti, è stata fatta dalla Regione tramite ARPAV l’11 luglio 2013. Da allora sono state formalizzate oltre 25 comunicazioni alle procure competenti e, inoltre, la Regione ha comunicato la costituzione di parte offesa a quella di Vicenza. Ma siamo andati anche oltre perché il 4 luglio dello stesso anno, la Regione ha sollecitato i gestori degli acquedotti, ottenendo una pronta risposta, ad installare i filtri a carboni attivi che hanno abbattuto rapidamente le concentrazioni di Pfas nell’acqua potabile. Non è mancata l’attivazione di misure complementari d’urgenza, come la chiusura dei pozzi riscontrati fortemente contaminati e la predisposizione di piani di monitoraggio mirati. Tutte iniziative che sono state messe in campo già entro il mese di luglio 2013, e sono state potenziate nei mesi immediatamente successivi; questo significa che abbiamo preso di petto il problema”.
Zaia ha ricordato che è stata istituita una commissione tecnica interdisciplinare con lo scopo di valutare la problematica e di formulare proposte agli organi competenti. Specifiche azioni con l’approvazione di appositi piani sono state riservate al monitoraggio dell’acqua potabile e delle matrici ambientali, all’individuazione di eventuali assorbimenti nell’organismo umano con riferimento ai residenti delle aree a rischio.