Pfas, è arrivato il giorno del giudizio La federazione delle imprese idriche avanza 5 proposte per affrontare il tema ambientale

Dall’eliminazione e sostituzione funzionale dei PFAS in tutti i prodotti nei quali non siano indispensabili all’applicazione del principio “chi inquina paga”, fino all’identificazione di potenziali alternative, allo sviluppo di nuove tecnologie e al finanziamento di percorsi di transizione per l’industria e i gestori. Da Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, arrivano 5 proposte concrete per contribuire a risolvere le problematiche legate ai PFAS nel campo del settore idrico e di quello ambientale. La prima riguarda l’eliminazione e sostituzione funzionale dei PFAS in tutti i prodotti nei quali non siano indispensabili: definire un orizzonte a medio-lungo termine per il divieto di produzione e commercializzazione fornirà un quadro normativo di stimolo anche all’industria per investimenti in soluzioni alternative. In secondo luogo, con la consapevolezza che i maggiori costi operativi e infrastrutturali non possono gravare integralmente sulle tariffe del servizio idrico integrato, è necessario prevedere l’applicazione del principio “chi inquina paga” nell’ambito di un contesto armonizzato a livello europeo, che porterebbe equità nella protezione della salute e dell’ambiente e al contempo incentiverebbe la ricerca a soluzioni alternative e più sostenibili. In quest’ottica, la terza proposta si concentra sulla ricerca di prodotti alternativi ai PFAS, valutando l’idoneità delle alternative in termini di prestazioni, di sostenibilità per la salute umana e per l’ambiente nonché la relativa disponibilità sul mercato. L’abbattimento dei PFAS richiede infatti lo sviluppo di nuove tecnologie nei sistemi di trattamento, i cui costi attualmente non sono industrialmente sostenibili, intensificando e finanziando le attività di ricerca. Infine, alla luce di tutte queste complessità, occorre sostenere anche finanziariamente i gestori dei settori idrico e ambientale insieme a percorsi di transizione per l’industria. Si resta intanto in attesa della sentenza per il processo in corso in Tribunale a Vicenza. La Corte si è ritirata in mattinata in camera di consiglio per emettere il verdetto in merito al procedimento in corso che vede imputati 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation (società che si sono succedute nella gestione dell’industria chimica di Trissino) accusati, a vario titolo, di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. Sul banco degli imputati ci sono 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, le società che si sono succedute nella gestione dell’industria chimica di Trissino, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. La procura, a conclusione della requisitoria dei pubblici ministeri Blattner e Fietta, aveva chiesto condanne per complessivi 121 anni e 6 mesi per nove dei 15 imputati.