Pfas, iniziative per ridurre i rischi. La situazione dei Comuni dell’area rossa Il campionamento degli alimenti per la ricerca ha consentito di rinvenire altre molecole

La battaglia contro i Pfas, l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto anche alcuni Comuni della zona rossa del Basso Veronese, non è conclusa. Anzi, occorre che il Governo adotti “iniziative immediate per ridurre il potenziale rischio per l’intera comunità nazionale derivante dal consumo di tutti quei prodotti provenienti dall’area contaminata da Pfas, in Veneto e in Italia, anche a garanzia delle aziende del settore”. Ad andare così in pressing sull’esecutivo è la deputata di Alleanza Verdi Sinistra, Luana Zanella con un’interrogazione ai ministri Orazio Schillaci (Sanità), Francesco Lollobrgida (Agricoltura) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente) che prende le mosse dall’entrata in vigore, l’1 gennaio scorso, dei limiti alla presenza “dei pericolosi contaminanti Pfas su carne, pesce, uova e altri alimenti di origine animale”. Una novità positiva, “ma insufficiente, oltreché tardiva, visto che la Commissione europea si è finora limitata a raccomandare il monitoraggio, anziché vietare o comunque definire soglie invalicabili di contaminazione”, annota Zanella. La partita si gioca soprattutto in Veneto. I dati sul Piano di campionamento degli alimenti per la ricerca di sostanze Perfluoroalchili eseguito dalla Regione nel 2016-2017 nei Comuni dell’area rossa, la più contaminata da Pfas nelle province di Vicenza, Padova e Verona, dicono che sono state rinvenute altre molecole oltre a Pfoa e Pfos sia a catena lunga che a catena corta di più recente utilizzo, “la cui pericolosità è tra i principali motivi per i quali sono stati fissati nuovi limiti da parte dell’Ue”. Zanella ricorda poi che la Regione Veneto ha in programma altre indagini e la rimprovera per “la mancata attivazione per una nuova concreta valutazione del rischio, ovvero un’azione che, rispetto ai nuovi limiti, miri alla tutela della popolazione e delle filiere agroalimentari e zootecniche”. Tocca quindi al Governo, dice la parlamentare. “Alla luce della forte revisione al ribasso dei parametri di sicurezza indicati dall’Ente europeo per la sicurezza alimentare già nel 2018 e successivamente nel 2020, che ha drasticamente ridotto la soglia di inquinamento da Pfas tollerabile negli alimenti”, per Zanella “non è comprensibile, né tantomeno accettabile, la mancata attivazione da parte della Regione Veneto per una nuova concreta valutazione del rischio, ovvero un’azione che, rispetto a tali sopravvenuti nuovi limiti, miri alla tutela della popolazione e delle filiere agroalimentari e zootecniche”. Di qui il pressing sui ministri per capire da loro, come si legge nell’interrogiazione depositata ieri agli atti della Camera e visionata dalla ‘Dire’, “quali iniziative intendano assumere per sostenere la filiera agroalimentare nell’attività di analisi prevista dal regolamento UE 2022/ 2388, quali misure di precauzione siano state adottate dalle competenti autorità a tutela della salute della popolazione esposta a elevati livelli d’inquinamento da Pfas rilevati nelle filiere zootecniche e agroalimentari presenti nelle zone contaminate”. E cosa intendano fare “perché siano effettuati nuovi screening e monitoraggi per tutti i tipi di Pfas, sia a catena lunga che a catena corta, includendo ulteriori matrici di produzione agroalimentare e perché siano o adottate immediate iniziative per ridurre il potenziale rischio per l’intera comunità nazionale derivante dal consumo di tutti quei prodotti provenienti dall’area contaminata da Pfas, in Veneto e in Italia, anche a garanzia delle aziende del settore”.