Pfas, le mamme chiedono “limiti zero”. La sentenza del Tribunale ha decretato 11 condanne, ma c’è ancora tanto da fare”

II Movimento Mamme No PFAS, dopo la sentenza del 26 giugno scorso del tribunale di Vicenza, che ha decretato 11 condanne, interdizioni e risarcimenti, non intende fermarsi, ”perché c’è ancora tanto da fare”. Il prossimo obiettivo da raggiungere è la bonifica del sito Miteni. Dal sito non deve più uscire niente, neppure un nanogrammo di PFAS. E’ stata fatta un’analisi dei suoli (analisi di rischio, base scientifica del progetto di bonifica che le società inquinatrici sono obbligate a presentare entro dicembre. ”Concentreremo dicono tutte le nostre forze e vigileremo affinché le aziende incriminate non trovino pretesti per creare ritardi come hanno sempre cercato di fare in questi anni. Hanno presentato ricorsi al TAR e li hanno sempre persi, ma questo sistema permette loro di creare ritardi, prendere tempo e procrastinare. Tutti comportamenti infantili che noi non accettiamo più. E’ tempo di agire, la bonifica non può più aspettare, adesso ci concentreremo su questo punto per noi prioritario. Non ci interessa aggiungono quali soluzioni metteranno in atto, i suoli devono essere rimossi come è stato fatto nel disastro Seveso nel 1976. Queste aziende hanno alle spalle una disponibilità economica più che sufficiente per provvedere alla bonifica. Hanno creato una catastrofe sanitaria, ambientale ed economica al nostro territorio, la sentenza lo ha confermato. Hanno inquinato con l’intenzione di far del male a migliaia di persone, la galera, il risarcimento danni non bastano. Non possiamo ancora sentirci tranquille perché anche in questo momento i PFAS continuano a entrare nella nostra falda, la seconda falda più grande d’Europa. Agire nel presente con consapevolezza e intenzione per costruire fondamenta solide per un futuro migliore. La nostra falda è l’eredità che lasceremo al nostri ragazzi, va curata, protetta e amata. Altro lavoro che il movimento No PFAS desidera fortemente, è ottenere una legge che vieti la produzione dei PFAS e imponga limiti zero per le acque potabili e di scarico”. Moltissimi Comuni italiani hanno firmato la mozione per sollecitare il governo a prendere provvedimenti immediati. ”Purtroppo al momento – precisano ci sentiamo ancora inascoltati, questo atteggiamento crea in noi frustrazione, evidentemente le loro priorità sono lontane dal nostro sentire di madri. Proprio a questo scopo concludono siamo inoltre sempre in contatto con EEB (European Environmental Bureau) che coordina i vari movimenti nazionali da Bruxelles, e con altre ONG, quali la svedese ChemSec, che promuove la sostituzione delle sostanze chimiche tossiche con alternative più sicure”. A novembre una portavoce delle Mamme No PFAS è stata invitata in Brasile, a Belèm, per portare una testimonianza al Vertice dei Popoli, che si tiene in concomitanza con la COP 30, il più grande evento globale per le discussioni e i negoziati sui cambiamenti climatici. ”Siamo felici – concludono di fare rete con tutte le popolazioni del nostro pianeta perché la condivisione e la fratellanza sono strumenti di lavoro fondamentali per creare un futuro migliore”.