A seguito di una controversa riorganizzazione aziendale, che SLC CGIL non ha condiviso, Poste Italiane ha drasticamente ridotto le “zone di recapito”, di conseguenza il personale addetto alla consegna della corrispondenza si è trovato a dover gestire aree molto più ampie. Tale modifica ha generato pesanti ripercussioni sul servizio per cittadine e cittadini veronesi, i quali stanno ricevendo la corrispondenza con pesanti ritardi.
La situazione, già critica a causa dell’elevato turnover di personale a tempo determinato spesso privo di una zona fissa di lavoro e costretto a continui spostamenti, si legge in una nota, è ulteriormente peggiorata negli ultimi giorni, con l’aggiunta di nuove vie di recapito per i portalettere con contratto a tempo indeterminato, già oberati da carichi di lavoro molto pesanti e che tra qualche giorno inizieranno a lavorare in condizioni climatiche molto critiche.
Questa riorganizzazione ha creato fin da subito forte tensione tra il personale del “Centro di Recapito” di Verona, in piazzale XXV Aprile, sia per l’aumento dei carichi di lavoro sia per i disservizi che si sono registrati, tra l’altro facilmente prevedibili. Anche altri centri della provincia, tra cui Bardolino, Bussolengo, Villafranca, San Bonifacio e Legnago, che continuano ad avere un numero di personale insufficiente, hanno subito gli accorpamenti di alcune zone di recapito, ma è nel capoluogo veronese che si sono registrati e si stanno registrando le maggiori difficoltà.
La segreteria Slc Cgil Verona fa sapere che nelle riunioni regionali con Poste Italiane delle scorse settimane, SLC CGIL e UIL Poste hanno ribadito con fermezza la contrarietà a questa riorganizzazione perchè è apparso subito evidente che avrebbe causato un peggioramento delle condizioni di lavoro ma soprattutto della qualità di questo servizio pubblico essenziale, già fortemente penalizzato dalle recenti chiusure di circa 70 uffici postali in Veneto, per queste ragioni si sono rifiutate di sottoscrivere un accordo aziendale.
Per contrastare queste politiche aziendali, che scaricano su lavoratrici e lavoratori il costo della competizione con altri soggetti e peggiorano il servizio, ai quali si aggiungono i quotidiani problemi di carenze di organico, un livello di precarietà indecente, inadempienze in materia di sicurezza sul lavoro e, per concludere, la chiusura di molti uffici postali, “nella giornata di martedì 3 giugno è stato proclamato uno sciopero nazionale per convincere Poste Italiane a rivedere questa riorganizzazione”.