Dopo il Fracastoro e il Magalini, anche l’ospedale ‘Mater Salutis’ di Legnago aderisce al progetto dell’Ulss 9 che promuove la donazione della placenta a favore di importanti attività terapeutiche. E’ successo nei giorni scorsi nella sala parto del reparto di Ostetricia Ginecologia. Dopo la nascita della loro piccola Cloe, mamma Nicole e papà Nicholas non hanno avuto il minimo dubbio sull’aderire alla donazione volontaria della placenta, effettuata subito dopo il parto avvenuto con il cesareo dolce. Un gesto che i neo genitori hanno compiuto consapevoli del grande valore clinico e umano della donazione e che, se possibile, rende una nascita ancora più speciale. Grazie alla stretta collaborazione tra l’UOC di Ostetricia Ginecologia, il coordinamento trapianti e il personale di sala operatoria adesso è possibile effettuare la donazione della placenta in tutta l’ULSS9 Scaligera: gesto sicuro e privo di rischi per la madre e per il neonato ma che permette di migliorare le condizioni di vita di molti pazienti in quanto la membrana amniotica è dotata di importanti proprietà rigenerative, antinfiammatorie ed analgesiche che facilitano la cicatrizzazione e la guarigione di ulcere, ustioni e difetti oculari. La placenta è un organo fondamentale durante la gravidanza, poiché nutre e protegge il feto. Dopo il parto, però, può assumere un nuovo e prezioso ruolo: quello terapeutico. Dalla sua membrana amniotica, infatti, si possono ottenere foglietti ad alto valore clinico, impiegati in campo chirurgico per curare ustioni, ulcere croniche, lesioni oculari e anche nella chirurgia plastica e ricostruttiva. La membrana ha proprietà rigenerative, antinfiammatorie e cicatrizzanti. Ma non tutte le donazioni sono possibili. Per garantire l’integrità del tessuto, la placenta può essere prelevata solo in caso di parto cesareo programmato e in gravidanze fisiologiche. Sono esclusi i parti naturali o i cesarei d’urgenza, in quanto non garantiscono le condizioni sterili necessarie per il prelievo. La procedura richiede il coinvolgimento di tre reparti: il gruppo per il prelievo di organi e tessuti dell’Ulss, il personale medico e ostetrico delle ginecologie coinvolte, e il team delle sale operatorie. Una sinergia ospedaliera che consente di valorizzare un materiale biologico altrimenti inutilizzato.