Zaia, mister 200 mila preferenze L’ex governatore mette a segno un record storico per un candidato al Consiglio Regionale. E’ la risposta ai veti che gli erano arrivati da Meloni e FdI. Nove veronesi eletti a Venezia

Zaia e un futuro ancora da scrivere. Tra le ipotesi c’è quella di sindaco di Venezia, ma anche l’idea di un partito del nord «E allora sarò un problema».

Eccolo qua Luca Zaia, mister 200 mila preferenze. Per la precisione sono 203.054, un record storico per un candidato al consiglio regionale. Luca Zaia, governatore uscente dopo 3 mandati, ha risposto così ai veti che gli sono arrivati da Roma, in particolare da Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia: no al terzo mandato (quarto per lui che era stato già eletto prima della legge sui limiti di mandato), no alla lista personale, no al nome nel simbolo. E Salvini aveva piegato il capo perché tanto puntava sul suo pupillo Alberto Stefani. Ma senza il traino di Zaia con il suo leoncino di San Marco (dopo Zaia scrivi Zaia era il suo mantra), Stefani avrebbe fatto ben poco: ha stravinto il doge, mica gli altri. Tanto per avere un’idea, Zaia nella sua Treviso ha raccolto la cifra mostruosa di 48.253 preferenze, a Vicenza 44.252: a Padova 35.701; a Venezia il bottino è stato di 32.691 voti; a Verona di 29.078; a Rovigo 6.883 voti e a Belluno 5.926. Totale 202.784. Il punto adesso è questo: come mettere a frutto un simile capitale di consensi? Zaia fa il prudente: «Sicuramente sarò il Consiglio regionale, per il resto si vedrà. L’importante è essere coerenti nella vita, per cui valuteremo prima i contorni di questa vittoria che è anche un riconoscimento di quello che è stato fatto in 15 anni di mia presidenza. Fatta questa contabilità posso dire che sicuramente sarò in Consiglio regionale, poi vedremo». Tra le ipotesi, ci sono la candidatura a sindaco di Venezia e la corsa in Parlamento al posto di Stefani con le elezioni suppletive. «Parliamo di due ipotesi che ci saranno eventualmente in primavera, quindi prima pensiamo al Consiglio regionale». Ma c’è anche l’idea di creare un partito leghista del Nord con Fedriga del Friuli, Fontana della Lombardia e Fugatti del Trentino. «I territori del Nord vanno difesi, hanno delle istanze ben precise che sono diverse da quelle del Sud, se in questo Paese esiste una questione meridionale è altrettanto vero che esiste una questione settentrionale, anche questa insindacabile e va risolta». Parole chiare, il futuro di Zaia può essere in queste frasi. Vedremo.

I nove veronesi in Consiglio Regionale. Tra i non eletti Di Michele, Casali per FdI. Resta fuori Verzè nonostante oltre 3 mila preferenze

Sorprese e conferme per i 9 veronesi eletti in Consiglio regionale. La ripartizione alla fine di tutti i conteggi ufficiali vede i seggi così distribuiti: per il centrodestra 4 alla Lega, 2 a Fratelli d’Italia, 1 a Forza Italia; per il centrosinistra 2 al Pd. Per la Lega risultano eletti la vicepresidente uscente Elisa De Berti con un primato personale di oltre 14 mila 400 preferenze; al secondo posto il sindaco di Soave Matteo Pressi con 9.600 voti, poi il consigliere regionale uscente Stefano Valdegamberi (8.268 preferenze per lui) appoggiato dall’ex generale Vannacci e infine è entrato anche il consigliere regionale uscente Filippo Rigo con oltre 6 mila preferenze. Cinque anni fa la Lega più Zaia avevano 5 consiglieri a Verona (3 più 2), quindi oggi ce n’è uno in meno. Raddoppia i seggi veronesi Fratelli d’Italia che passa da 1 a 2: era Polato, poi assessore ed eurodeputato. Oggi Fratelli d’Italia elegge Diego Ruzza, ex sindaco di Zevio e sostenuto proprio da Polato (8603 voti); al secondo posto eletta Anna Leso, già assessore comunale di Verona, sostenuta da Verona Domani di Matteo Gasparato in accordo con lo stesso Polato e un bottino di 7.782 voti. Restano fuori candidati eccellenti come David Di Michele vicepresidente della Provincia e vicesindaco di Lavagno sostenuto dal segretario del partito Ciro Maschio, resta fuori Serena Cubico componente della Fondazione Arena appoggiata da Massimo Giorgetti, a casa anche il consigliere uscente Stefano Casali; fuori anche Marco Andreoli che dalla Lega di Salvini era passato nel partito di Giorgia Meloni. Un risultato, questo di Fratelli d’Italia che potrebbe avere anche conseguenze, più avanti, sull’assetto del partito. E veniamo a Forza Italia che ha fatto un buon risultato solo a Verona superando il 10% mentre nelle altre province le percentuali sono state deludenti. Il coordinatore Flavio Tosi alla vigilia confidava nella doppia cifra in tutto il Veneto e il 12 a Verona. E’ andata un po’ diversamente e scatta il seggio a Verona per lui. Tosi (10.581 preferenze) quindi è eletto, mentre resta fermo l’uscente Alberto Bozza (6473 voti), almeno per ora. Potrà rientrare in Consiglio regionale solo a seguito di eventuali dimissioni dell’eurodeputato Tosi. Dietro, Bullio, Gaiulli e via via gli altri. Scattano due seggi per il Pd (era solo 1 cinque anni fa) che porta a Venezia il poliziotto Gianpaolo Trevisi (componente di Bersani) e la consigliera uscente e riconfermata Anna Maria Bigon. Fuori Alessio Albertini (riferimento Bonaccini) e l’assessora La Paglia (anche lei Bersani). Niente da fare per Beatrice Verzè di Traguardi in lista con le Civiche per Manildo nonostante l’ottimo risultato personale con 3.513 preferenze, ma nella ridistribuzione finale il seggio è andato alla Lega per il quarto eletto. Niente da fare anche per l’assessore Michele Bertucco (2.694 voti) con Avs: i due seggi per questa formazione politica scattano a Venezia e a Padova.

Adesso si fanno i conti con i voti assoluti. Il Carroccio più Zaia passano da 32 a 19 seggi, FdI aumenta da 5 a 9 e Forza Italia da 2 a 3

Così di primo acchito viene da dire che due sono i vincitori di queste elezioni regionali in Veneto: gli astensionisti che sono la maggioranza assoluta visto che i votanti sono stati solo il 44,65% rispetto al 61,16 di cinque anni e Luca Zaia, il presidente uscente che da capolista della Lega ha superato 200 mila preferenze con un record storico. Zaia da solo ha trascinato la Lega alla vittoria, confermando il Carroccio primo partito della Regione e prendendosi una grande rivincita personale su chi, come Giorgia Meloni e lo stesso Salvini, lo consideravano un problema: gli avevano negato il terzo mandato, veto totale su una sua lista, stop anche al nome nel simbolo. Ma a ben guardare ci sono anche altri dati che consentono di cambiare la prospettiva. E si scopre che la Lega più Zaia in realtà arretra e che Fratelli d’Italia e Forza Italia avanzano. Certo, la narrazione della vigilia era tutta diversa: FdI forte del risultato delle Europee dove aveva superato il 30% era convinto di confermarsi primo partito anche alle Regionali e di surclassare la Lega e da questo punto di vista c’è stato un forte ridimensionamento delle ambizioni. Così come Forza Italia prevedeva la doppia cifra a livello regionale e invece l’ha raggiunta solo nella Verona di Flavio Tosi. Ma andiamo a vedere i dati assoluti. I SEGGI. Nel 2020 la Lega più Zaia avevano portato a casa 32 seggi (23 di Zaia più 9 del Carroccio); oggi la Lega che ha inglobato Zaia come capolista conquista 19 seggi. Ne ha persi quindi a livello Veneto ben 13. Fratelli d’Italia nel 2020 aveva conquistato 5 seggi, oggi quasi li raddoppia perché diventano 9. Forza Italia aumenta i seggi pure lei, passando da 2 a 3 posti in Consiglio regionale. Nel centrosinistra anche il Pd cresce portandosi da 6 seggi del 2020 a 9 seggi di oggi (gli altri partiti non sono comparabili). E questa radiografia diventa ancora più comprensibile prendendo in esame i voti assoluti. VOTI ASSOLUTI. La Lega ha perso tantissimi voti. Nel 2020 la Lista Zaia più la Lega avevano messo insieme 1 milione 263 mila 919 voti; questa volta la Lega con Zaia al suo interno si ferma a 607.220 voti. In sostanza, ha dimezzato i voti rispetto a 5 anni fa. Fratelli d’Italia nel 2020 aveva raccolto 196.310 voti pari al 5% circa, ma oggi il partito di Giorgia Meloni è salito a 312.839 voti conquistando il 18,69%. Un bel balzo anche se le aspettative della vigilia erano più ottimistiche. Aumenta i seggi in Consiglio regionale e incrementa i consensi di quasi il 60%. Forza Italia cresce, passando dai 73.244 voti di cinque anni fa ai 105.375 consensi di oggi con incremento di oltre il 40%. Certo, questi aumenti non compensano le perdite della Lega più Zaia, il che porterebbe a concludere che l’astensionismo ha colpito i delusi del Carroccio che hanno potuto votare Zaia presidente. Nel centrosinistra, Manildo fa meglio di Lorenzoni grazie soprattutto alle civiche e Avs che non c’era nel 2020: raccoglie 543.278 voti contro i 385.768 di Lorenzoni e il Pd cresce da 244.881 voti di cinque anni fa a 277.945 di oggi. Perdita secca infine per il Movimento 5 Stelle da 79.662 voti del 2020 (aveva dato vita a una mini coalizione) ai 36.866 di adesso che vale il 2,2%.

Verona premia il presidente Stefani. E’ la Provincia con la percentuale più alta e si avvicina ai livelli raggiunti nel 2020

Il Veneto registra un quadro elettorale chiaro e omogeneo al termine dello scrutinio, con l’86% delle sezioni attualmente acquisite. I dati confermano una forte affermazione della coalizione di centrodestra guidata da Alberto Stefani, che risulta in vantaggio in tutti i comuni del Veneto, ad eccezione dei comuni di Venezia (in testa Manildo) e Santa Lucia di Piave (Szumski). L’analisi territoriale evidenzia una diffusione omogenea del voto, con la Lega prima lista nella grande maggioranza dei comuni veneti, affiancata da performance significative di Fratelli d’Italia e con alcuni centri maggiori in primis Venezia e Padova – dove il Partito Democratico mantiene la prevalenza. Ripartizione dei seggi (dati parziali -86% sezioni scrutinate): Lega – Liga Veneto-Stefani Presidente: 19 seggi Partito Democratico Manildo Presidente: 9 seggi Fratelli d’Italia: 9 seggi Forza Italia – Autonomia per il Veneto: 3 seggi Szumski Resistere Veneto: 2 seggi Alleanza Verdi e Sinistra: 2 seggi Uniti per Manildo: 1 seggio Movimento 5 Stelle: 1 seggio Unione di Centro: 1 seggio Liga Veneta Repubblica: 1 seggio Civiche Venete per Manildo: 1 seggio. I dati confermano un assetto sostanzialmente proporzionale, dato che la coalizione vincente supera la soglia del 60% e non fa scattare, quindi, il premio di maggioranza. È questo il motivo per cui il centrodestra passerà dai 41 seggi che aveva oggi a un numero verosimilmente compreso tra i 32 e i 36 seggi, con le opposizioni che registrano un significativo incremento rispetto alla XI Legislatura. Dal punto di vista territoriale emergono alcune dinamiche significative: Verona è la provincia con la percentuale più alta per Stefani, vicino ai livelli del 2020. Vicenza conferma una crescita del centro-destra sopra la media regionale come già evidenziato nelle Europee 2024 rispetto alle Politiche 2022 Padova, pur rimanendo competitiva per il centrosinistra nei comuni maggiori, mostra un recupero marcato del centro-destra rispetto alle europee. Treviso presenta il dato più rilevante per la lista Szumski, sopra il 10% in molti comuni. Belluno registra l’affluenza più bassa della regione (35%), con un calo legato probabilmente alla riduzione dell’effetto Zaia. Rovigo conferma un risultato molto elevato per la coalizione di Stefani. Sul piano tecnico, la sperimentazione del nuovo algoritmo matematico di riparto dei seggi, Psephos, ha dato riscontri positivi, con una generazione corretta dei dati e alcune criticità limitate alla fase di acquisizione delle informazioni dai territori. La proclamazione ufficiale rimane competenza della Corte d’Appello. Per il presidente del Consiglio Regionale Roberto Ciambetti «questa tornata elettorale ci consegna un Veneto che, ancora una volta, ha scelto con chiarezza il presidente della Giunta regionale e il risultato della coalizione di centro-destra è il frutto di un lavoro di squadra, di una capacità di governo riconosciuta e di un rapporto saldo con i territori. Al tempo stesso, la presenza più articolata dell’opposizione in Consiglio arricchirà il confronto democratico, che è sempre un valore. L’astensionismo ha avuto un peso importante, e l’Aire pesa come due province considerato che gli iscritti totali sono quasi il doppio degli elettori delle province di Belluno, per l’appunto circa 177 mila e Rovigo, circa 195 mila. Ora il nostro compito è trasformare questi dati e queste preferenze in responsabilità dando continuità alle politiche che hanno funzionato, ma dimostrando anche capacità di ascoltare e interpretare i segnali che arrivano da un’affluenza più bassa e da un quadro politico in evoluzione».

Continuità amministrativa garantita. Per la Lega è la conferma della solidità del progetto. Cresce Verona Domani. Pd soddisfatto

Dopo le prime proiezioni che assegnavano la vittoria al presidente Stefani sono piovute le reazioni. «La vittoria del centrodestra in Veneto conferma la solidità del nostro progetto politico e il radicamento profondo della Lega nei territori. La scelta di Alberto Stefani come nuovo presidente della Regione Veneto rappresenta un passaggio significativo, che garantirà continuità amministrativa, serietà e una visione concreta per lo sviluppo della nostra comunità regionale.» Lo dichiara Paolo Borchia, eurodeputato della Lega, capo delegazione al Parlamento europeo e vicesegretario della Liga Veneta. «Desidero ringraziare Luca Zaia per il lavoro eccezionale svolto in questi anni». Con Stefani si è subito congratulato il presidente della Camera Lorenzo Fontana. «Ad Alberto – ha detto -, a cui mi unisce una lunga amicizia e che con soddisfazione ho visto crescere politicamente, vanno le mie congratulazioni speciali e un affettuoso in bocca al lupo per il nuovo impegno al servizio del nostro Veneto». Anche per il sottosegretario e vicesegretario federale della Lega Claudio Durigon è stata una «vittoria straordinaria della Lega in Veneto, primo partito con il 36%. Grazie a Luca Zaia che conferma il consenso in un territorio in cui il nostro partito si conferma il traino della coalizione di centrodestra». Secondo il senatore della Lega Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia «è un grande risultato per il centrodestra, ma la soddisfazione più grande arriva dalla Lega, con l’ottimo risultato di Luca Zaia e di una squadra di candidati leghisti». Soddisfazione per la squadra di Verona Domani che porta in Consiglio Anna Leso. «Un risultato straordinario che premia un gruppo che ha sempre creduto nel lavoro, nella serietà e nella forza di una politica fatta e vissuta sul territorio. Una politica portata avanti da anni da Verona Domani e che ha nella Leso una rappresentante preparata, seria, con anni di esperienza a tutti i livelli amministrativi sulle spalle, è il commento di Matteo Gasparato, presidente di Verona Domani. Come movimento cresciamo in tutta la provincia, dove siamo ormai rappresentati in tutti i Comuni. Un risultato straordinario, frutto anche della fattiva collaborazione con Fratelli d’Italia». Da segnalare anche l’intervento di Serena Cubico. La candidata nella lista di Fratelli d’Italia non è stata eletta nonostante le 4.699 preferenze. «Anche se non sono stata eletta, ha detto – non considero chiuso il mio impegno per Verona e il Veneto. Continuerò a dare il mio contributo come docente universitario ed esponente politica nei territori che mi hanno supportato». Per Patrizia Bisinella, referente di Azzurro Donna provinciale e Capogruppo in consiglio comunale di Fare, «i risultati delle elezioni regionali in Veneto mostrano come, nonostante l’effetto elettorale trascinante di Zaia per la Lega, Forza Italia abbia mantenuto un livello di consenso in linea con quello registrato alle precedenti elezioni europee». Sull’altro fronte è intervenuta la senatrice Tatjana Rojc (Pd). «Giusto congratularsi ha detto – con i vincitori Decaro e Fico ma chi vive e combatte le battaglie politiche al nord sa quanto vale il risultato di Manildo in Veneto. La ricucitura fatta con i territori e le forze politiche e sociali ha ridato fiducia in una regione che da troppo tempo sembra fuori portata. Da segnalare anche il risultato del Pd che rimane pilastro imprescindibile per costruire l’unità di un’alternativa credibile. Buon lavoro a Giovanni Manildo autorevole capo di quella che sarà un’opposizione intransigente e concreta».

Pronti alla collaborazione istituzionale. Riello: «La politica sappia mettere l’industria al centro». L’agricoltura chiede attenzione

Anche dal mondo economico sono fioccate le congratulazioni. «Al neo governatore – ha detto Giuseppe Riello, Presidente di Confindustria Verona auguro innanzitutto buon lavoro e confermo fin da ora la mia disponibilità a un dialogo costruttivo e concreto. Verona ha bisogno di ridurre le distanze e di rafforzare il rapporto con la nostra politica. Le imprese sono il motore dello sviluppo e del benessere e, in un momento di caos e complessità, è fondamentale avere una politica forte al nostro fianco. Una politica che sappia mettere l’industria al centro». Dalla Cisl Veneto è arrivato l’augurio per Stefani. «Avete la grande responsabilità di rappresentare i cittadini e le cittadine del Veneto in una fase storica di grande importanza e delicatezza, in cui siamo tutti chiamati a scrivere insieme una pagina innovativa e avanguardista nella storia del Veneto dichiara Massimiliano Paglini, segretario generale di Cisl Veneto. Ad architrave ci auguriamo sarà posta una visione partecipativa delle relazioni tra tutti i soggetti portatori di interesse, perché la nostra regione possa tornare ad essere modello di riferimento secondo le migliori tradizioni di primogenitura che l’hanno vista esplorare nuove vie e nuovi strumenti in molti ambiti dal sociale all’economia, al lavoro. Come ribadito in questi mesi di campagna elettorale, Cisl Veneto rinnova la propria disponibilità a lavorare assieme al nuovo presidente, che le urne e il voto degli elettori hanno indicato in Stefani, e alla nuova Giunta, ma anche con le forze di opposizione», ha concluso Paglini. Per Confagricoltura Veneto, come ha dichiarato il presidente Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi «Il nuovo mandato si apre in un momento di evoluzione profonda per l’agricoltura veneta e le sue oltre 60mila imprese, che impone di ripensare sistemi produttivi e processi decisionali per fronteggiare gli effetti sempre più evidenti del cambiamento climatico e la crescente pressione dei mercati. Confagricoltura Veneto è pronta a collaborare con il Presidente e la nuova Giunta per costruire un percorso concreto e di prospettiva, fondato sul dialogo e sulla responsabilità. È attraverso un confronto stabile e costruttivo che potremo accompagnare la transizione del settore e garantire al Veneto un’agricoltura moderna, competitiva e sostenibile». Anche il Presidente di Casartigiani Verona, Luca Luppi, esprime le proprie congratulazioni ad Alberto Stefani per la vittoria alle elezioni regionali e per il nuovo incarico alla guida del Veneto. «L’associazione – ha detto rivolge a lui e al nuovo Consiglio regionale i migliori auguri di buon lavoro in questa fase cruciale per il futuro della nostra regione. Come già emerso nel recente incontro presso Casartigiani Veneto, riteniamo fondamentale proseguire un dialogo aperto e costante con il mondo dell’artigianato, riconoscendo il valore che questo comparto apporta allo sviluppo economico e alla coesione sociale dei territori. Casartigiani Verona auspica che il Presidente Stefani e il Consiglio possano accompagnare le micro e piccole imprese con misure che favoriscano innovazione, digitalizzazione, sostenibilità, semplificazione amministrativa e migliore accesso al credito, elementi indispensabili per affrontare con successo le sfide dei prossimi anni. Siamo certi che una collaborazione istituzionale aperta e concreta potrà contribuire in modo significativo al rafforzamento del tessuto produttivo veronese e veneto, sostenendo sviluppo, competitività e coesione sociale».