Quando la politica si serve in tavola. Il futuro di “Zaia terzo” con il risotto al tastasal Si è ripetuta la tradizione che ha visto riuniti tanti esponenti del Centrodestra con ospite d’onore l’ex doge Giancarlo Galan. Appuntamento in un agriturismo, come ai tempi della Prima Repubblica. Quanti accordi stipulati davanti a un buon piatto

La politica, fin dai tempi antichi e poi nella Prima Repubblica, nella Seconda e anche in quella attuale, si decide più a tavola che nelle sedi istituzionali. Leggendarie ai tempi della Dc di Rumor e Bisaglia era in inverno la cena con gli ossi di porco. Nelle campagne e in particolare nelle Basse del Veneto si ammazzava il maiale nelle freddissime giornate di gennaio e poi c’era l’appuntamento tradizionale attorno alla tavola per consumare gli ossi, con la saporitissima carne che restava attaccata. Una tradizione che viene tuttora mantenuta nel padovano, dove in un agriturismo di Campo San Martino nell’Alta Padovana si sono riuniti per la Magna Porcatio (si chiama proprio così) gli ex consiglieri regionali del Veneto, ex assessori, consiglieri e assessori attuali tutti di centrodestra con ospite d’onore l’ex presidente Giancarlo Galan, per la prima volta con la sua nuova compagna, la riservatissima signora Giovanna. Sul tavolo, risotto al tastasal, carne e ossi di maiale. Ma anche due temi politici scottanti: le prossime elezioni regionali tra dieci mesi (o forse anche di più) e il futuro di Luca Zaia. Chiacchiere in libertà come si conviene a una rimpatriata ma anche l’occasione per sondare lo stato di salute dei rapporti tra alleati come Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega. Per i leghisti ha risposto presente l’assesore Marcato, per Fratelli d’Italia è arrivato il coordinatore De Carlo e non mancava l’eurodeputata Elena Donazzan, per Forza Italia l’eurodeputato Flavio Tosi, ex assessore regionale alla Sanità. E poi gli ex Fabio Gava, Marino Zorzato, Renato Chisso, Regina Bertipaglia, Tiziano Zigiotto e tanti altri ex consiglieri regionali. Del resto, è storia che attorno alla tavola si studiano strategie, accordi, umori. E’ lunga la serie di accordi di partito siglati al ristorante o a casa di qualche leader. Ricordiamo il ‘patto delle pere cotte’, siglato nel 2021 da Silvio Berlusconi Matteo Salvini e Giorgia Meloni a ‘Villa Grande’, nuova residenza-ufficio dell’ex premier nella Capitale. Il dessert della cena era stato pere al vin brulè con ‘contorno’ di marmellata. Il sigillo per l’accordo che voleva portare il Cavaliere al Colle. E come dimenticare, a casa nostra, il famoso “patto di Cisano”, o “patto del lavarello”, quando nel 2007 a cena a casa di Aldo Brancher, parlamentare di Forza Italia e grande amico di Silvio Berlusconi, a Cisano sul lago di Garda Alfredo Meocci rinunciò alla sua candidatura a sindaco in favore di Flavio Tosi, leghista, che sarebbe poi diventato il candidato unitario del centrodestra. Brancher aveva invitato alla tavola Umberto Bossi e il Cavaliere arrivò in elicottero. Ma visto che parliamo della Lega, alla vigilia del Natale 1994 nella casa romana di Umberto Bossi all’Eur, tra il segretario leghista e i segretari del Pds e del Ppi, Massimo D’Alema e Rocco Buttiglione venne deciso il ribaltone che avrebbe portato la Lega nord a lasciare Forza Italia con l’appoggio esterno al successivo governo tecnico guidato da Lamberto Dini. Come venne chiamato l’accordo? Patto delle sardine, perché il Senatur aveva poco in frigo: sardine in scatola, lattine di birra, di Coca-Cola e pancarré. D’Alema si astenne e preferì il digiuno. Lo spuntino venne consumato solo da Bossi e Buttiglione.

Tosi a tavola con Galan e vecchi amici. Intanto lavora per ricreare il ritorno di un sindaco sceriffo come nel post Zanotto 

Ma l’accordo più famoso fu quello del giugno ’97, quando nel periodo della Bicamerale per le riforme, si ritrovarono a cena a casa dell’eminenza azzurra Gianni Letta i leader Berlusconi, Gianfranco Fini, D’Alema e Marini. Attorno a una crostata fu raggiunta un’intesa di non belligeranza tra centrosinistra e centrodestra per avviare le riforme costituzionali . D’Alema, in particolare, si impegnava a non spingere sulla legge per il conflitto di interessi e il leader azzurro prometteva di proseguire i lavori della Bicamerale fino all’accordo finale. Si sa poi come andò a finire: non se ne fece nulla. L’elenco potrebbe continuare ma torniamo agli ossi di porco della Magna Porcatio: attorno alla tavola era seduto anche Flavio Tosi.

Tosi, le prossime elezioni regionali si decidono a tavola? “Assolutamente no. Era un tradizionale ritrovo tra vecchi amici, lo facciamo da più di 30 anni. Nessun accordo a tavola, solo chiacchierate e ricordi del passato tra i protagonisti di un lungo periodo in Regione”.

C’era anche l’ex doge Galan. Ha attaccato duramente Zaia, che era stato suo vice, dicendo che in 15 anni non ha fatto nulla. Concorda? “Intanto devo dire che Galan l’ho trovato bene, meglio rispetto ai mesi scorsi quando ha passato momenti difficili. Ma sul fatto che Zaia in 15 anni non ha fatto nulla, non sono d’accordo. Alcune cose le ha fatte anche se è vero che le grandi opere in effetti sono da attribuire a Forza Italia: i nuovi ospedali, la Pedemontana, il Mose…”

Ma avrete parlato, e molto anche, delle prossime Regionali no? “Per le Regionali si vedrà, adesso è prestissimo per qualsiasi cosa”.

Ma lei ci crede a un centrodestra che corre separato e spaccato? “Si andrà necessariamente tutti assieme, queste che vediamo ora sono schermaglie del momento, ognuno tira l’acqua al suo mulino. Ma alle Regionali da sempre si va tutti assieme.Obbligatoriamente”.

E lei che scenario immagina? Centrodestra unito e candidato presidente ancora della Lega? “E’ probabile che il candidato presidente sarà di Fratelli d’Italia, che non ha governatori di Regione al Nord e il Veneto invece, con un risultato del 37,5% è la prima Regione per i Fratelli. Certo, si dovrà tener conto anche del quadro generale: andranno al voto 6 Regioni e non è che i meloniani possono pensare di avere 6 candidati alla presidenza. Comunque, per il Veneto dopo Fratelli d’Italia ci siamo noi di Forza Italia per una candidatura alla presidenza della Regione. La Lega ha già il Trentino, il Friuli e la Lombardia e non ha più i numeri di una volta: ora è il terzo partito della coalizione”.

E allora Zaia, se alla fine non rompe la coalizione con una corsa in proprio, che cosa farà? “Sicuramente Salvini gli troverà un ruolo adeguato”

E intanto a Verona? “Aspettiamo pazientemente di andare al voto tra due anni. Questa dell’amministrazione Tommasi è solo una parentesi come fu quella di Paolo Zanotto. Lo stesso, identico scenario. Sono talmente lenti che non riusciranno a combinare nulla. Anche i lavori che partiranno in Borgo Roma in via Golino per le nuove rotonde sono progetti ancora della mia amministrazione. Ma il malcontento in città sui fronti della sicurezza e del degrado è enorme e continua a crescere”.

Si ricreano le condizioni per un ritorno di un sindaco sceriffo come avvenne allora nel post Zanotto? “Assolutamente sì”.

Allora fu Tosi, sarà Tosi anche questa volta? “Si vedrà, si vedrà”.

MB