Quando l’intercultura abbatte le barriere L’esperienza di una volontaria nella “Casa di Ramia”. L’associazione cresce con noi

«Mi invitavano sempre a bere un caffè, e io rispondevo di no perché a me non piace. Solo poi ho capito che è un modo di incontrarsi», ha detto in uno dei suoi interventi Vitka Olivera, volontaria di Casa di Ramìa. Straordinaria e non priva d’ironia giornata sull’intercultura oggi, presso i Missionari Comboniani in Vicolo Pozzo 1. Il convegno “Energie dall’A­frica, Sostenibilità ed interculturalità: da concetti teorici a competenze agite”, moderato dalla giornalista Serena Santoro, ha toccato l’Intercultura a vari livelli: nelle scuole, nell’universo femminile, in quello universitario e in quello artistico e sociale. Vitka Olivera, volontaria di Casa di Ramìa, Centro Interculturale delle Donne a Verona dal 2004, ha sottolineato come: «Casa di Ramìa permette di vivere una maternità allargata: mamme di diversi continenti si riuniscono e si danno reciprocamente la disponibilità di tenere i figli e andare ai colloqui con i professori; organizziamo cene di diversi continenti, sfilate di moda e laboratori dove si apprendono tecniche come il macramé ma anche la polenta o lavori di sartoria. Più in generale lavoriamo molto anche sulle diverse concezioni del tempo, lineare quella occidentale, circolare quella delle culture africana e latino-americana». Maria Rocca, professoressa del Liceo Scientifico A. Messedaglia ha raccontato l’esperienza dei laboratori a scuola. «Nelle tre classi del biennio, Prosper Nkenfack e Surayya Adam di Africa­s­friends hanno incontrato i ragazzi chiarendo una serie di precomprensioni sbagliate, a cominciare dal profilo geografico dell’Africa, che per alcuni ricomprendeva anche gli Emirati Arabi, o associazioni scontate come Caldo, Natura, Povertà. Grazie a questi incontri si è passati alla meraviglia e allo stupore suscitato nei ragazzi dalle moderne foto delle capitali africane o il venire a sapere delle centinaia di lingue parlate in Africa.  Si sono resi conto di una storia millenaria che è arrivato il tempo di studiare». Sulayman Bah, presidente di Asso­ciazione Cresci con Noi che a Bologna svolge attività di orientamento per migranti e rifugiati sulle opportunità e le risorse disponibili per l’inserimento nella società, si è soffermato sulla sua esperienza: «Sono arrivato in Italia nel 2014; cinque anni fa non sapevo niente, rispetto ad oggi ho fatto molti cambiamenti e progressi, per questo ringrazio il territorio bolognese. Sono stato in un centro di accoglienza e poi ho richiesto la protezione internazionale. Mi sono iscritto all’Università per i corsi singoli poiché non potevo studiare perché non avevo il permesso di soggiorno. Nel 2016, due anni dopo, è arrivato il permesso di soggiorno, poi ho vinto una borsa di studio e subito dopo mi sono iscritto a Scienze Politiche. Nel 2018, insieme ad alcuni amici, ho fondato l’associazione Cresci con Noi per creare un ponte fra i richiedenti asilo e le possibilità offerte dal territorio per chi vuole dedicarsi allo studio, al lavoro, al teatro, alla musica”.
Spesso i ragazzi appena arrivati in Italia non hanno quelle informazioni che aprono le porte, ma frequentandoci possono prenderci come punto di riferimento per i loro percorsi e non restare intrappolati nei centri di accoglienza».