“Qui sembra il paese dei balocchi…”. A tu per tu con Fabio Testi “Il mondo dello spettacolo? Dimenticato da tutti. In altri paesi non funziona così”

Che impatto sta avendo il virus sul mondo dello spettacolo? Lo abbiamo chiesto all’attore Fabio Testi, da poco uscito dalla casa più famosa d’Italia.

Buonasera Fabio. Innanzitutto, come sta e come sta vivendo questo momento storico particolare?

Sto bene, passo il tempo dentro la mia tenuta e non esco di casa, anche se si potrebbe.
Durante la quarantena ci sono state due scuole di pensiero: una spingeva la gente a casa ad essere produttiva, magari dedicandosi alla cucina, all’esercizio fisico, alle grandi pulizie, mentre un’altra proponeva di focalizzarsi maggiormente su se stessi, sostenendo che andasse bene anche semplicemente non fare nulla.

Dopo essere uscito dal Grande Fratello, cosa ha preferito fare?

Sono stato chiuso durante la casa per settanta giorni, quindi quando sono uscito mi sono scatenato con le varie attività. Mi sto dedicando molto al giardinaggio e ai miei ortaggi, raccolgo bruscansi e passeggio tra i boschi qui vicino, scendo in taverna, mangio in terrazzo… al momento vivo in tenuta e vedo mia moglie e mio cugino.

Tra i vari effetti collaterali del coronavirus c’è anche quello di aver messo in ginocchio il settore artistico che riaprirà dal 15 giugno con molte restrizioni…

Sicuramente si tratta di una grande perdita di piacere e di soddisfazione, perché la sala è concepita per vivere l’esperienza in comune, se manca la possibilità dello stare in gruppo viene a mancare il piacere dello spettacolo.

Come crede cambierà il settore dello spettacolo in merito a quello che sta accadendo?

Avevo in programma una decina di serate dedicate alle poesie d’amore, tra cui quelle di Lorca, Neruda e Prevert. Io avrei drammatizzato le liriche, accompagnato dal sottofondo musicale dei due maestri internazionali Stefano Maffizzoni e Andrea Candeli; lo spettacolo sarebbe dovuto durare un’ora e mezza e prevedeva l’alternarsi delle letture all’ascolto dei brani classici o re arrangiati. Naturalmente, è saltato tutto. Ora non c’è lavoro e noi siamo gli ultimi di cui si occupa la politica: basti pensare che in Francia, ad esempio, agli artisti sono arrivate le sovvenzioni sul conto corrente mentre a molti di noi ancora non è arrivato nulla. Sembra quasi di vivere in un “paese di balocchi”.
Bisognerebbe essere un po’ fatalisti, guardando in faccia la realtà non si muore solamente per il virus, ma anche per altro. È necessario mediare e avere il buonsenso di aprire un po’ tutti, trovare un equilibrio insomma. In questo periodo abbiamo sentito molte teorie: c’è chi dice che il virus non esiste, chi al contrario afferma esistesse già da prima, chi è scettico sulle mascherine… Non siamo bene informati, c’è molta confusione.

Oggi la parola “futuro” più che mai spaventa e più che mai è sulla bocca di tutti. Che programmi ha per il suo futuro? Come pensa sarà?

Quello del futuro è un bel punto di domanda. Io per esempio avrei dovuto fare un film sulla neve tra febbraio e marzo, poi sono stato “ingabbiato” dal Grande Fratello e si è bloccato tutto. Si tratta di un film da Festival: ambientato in Umbria al tempo del terremoto, il personaggio diventa un eremita che sceglie di ritirarsi a vita privata nei boschi, perché non accettava la falsità delle promesse politiche. In effetti potrebbe essere molto attuale, forse lo faremo con la mascherina (ride).

Sicuramente c’è una cosa che mi manca molto, e sono le serate di poesia. Nella vita ho fatto film, teatro, televisione, ma le poesie mi emozionano in modo particolare. Preferisco comunque interpretarle: le mie non le legge nessuno.

Giulia Maria Cavaliere