Regionali, tutto rinviato a settembre Il Centrodestra è in una situazione di stallo e nel Veneto le tensioni sono alle stelle

Avevamo parlato della situazione di stallo per le elezioni regionali del Veneto in vista del vertice di lunedì scorso a Roma e stallo è stato. Se possibile, anche peggio. Il Veneto è la pietra angolare che tiene in piedi per il centrodestra l’intero castello delle regionali 2025 o nel caso peggiore può far crollare la coalizione per le enormi tensioni tra alleati. Una paralisi dalla quale ora i partiti non sanno come venir fuori, magari affidandosi ai sondaggi per prendere tempo, nonostante la disponibilità della premier Meloni a non rivendicare il Veneto per Fratelli d’Italia lasciando la Regione alla Lega, anche se il Veneto è l’unica delle Regioni che vanno al voto dove FdI potrebbe vincere. Ma per vincere avrebbe bisogno che il governatore uscente Zaia, che non può fare il terzo mandato, non mettesse in campo una sua lista. Perché la sua lista arriverebbe prima di gran lunga e FdI non avrebbe alcun primato nelle urne. Un veto inaccettabile per la Lega e per Zaia. I nodi dunque, come rivelano gli osservatori romani, non si sono sciolti ma anzi si sono aggrovigliati dopo il vertice tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi. L’accordo sul Veneto è lontanissimo e se non si sblocca il Veneto non si sbloccano neppure Campania, Puglia, Marche e Friuli Venezia Giulia. E appare sempre più remota l’ipotesi, anche se non è da escludere, di un rimpasto di Governo per far posto a Zaia. O magari ad Attilio Fontana della Lombardia che potrebbe lasciare per far posto anche qui a FdI visto che i Fratelli non avranno il Veneto. Ma Zaia non ci sta, come dicevamo, a farsi mettere veti: “Non è lesa maestà chiedere che la lista ci sia”, ribadisce il governatore uscente e sul suo futuro è molto netto: “Una cosa è certa: i livelli di cosa accadrà in Veneto e di cosa farò io in futuro sono partite distinte”. Ma se l’intesa per il Veneto non c’è, non c’è neppure l’accordo sulle date del voto per queste Regioni: si andrà in ordine sparso. Dal 28 e 29 settembre delle Marche, ufficializzato proprio ieri, al 16 novembre del Veneto. Ma secondo fonti del centrodestra non si chiuderà l’accordo prima di settembre, quindi passerà ancora tutto agosto. Nel frattempo cosa si scatenerà all’interno della Lega per il dopo-Zaia? Prenderà il testimone Mario Conte, sindaco di Treviso? Cosa farà Vannacci con la sua corrente in Veneto? E la vicepresidente De Berti da sempre legata a Zaia lo seguirà ovunque? Cosa pretenderà Zaia per non fare la sua lista? Interrogativi che resteranno sotto l’ombrellone per tutto agosto. Mentre per il dopo Zaia torna alla luce il nome che già la Cronaca di Verona aveva registrato il 26 maggio scorso: quello dell’attuale presidente della Camera, il veronese Lorenzo Fontana, leghista vicinissimo a Salvini con il quale ha fondato la nuova Lega. Un nome istituzionale, al quale sarebbe difficile da parte degli alleati dire di no. Anche perché magari la poltrona della Camera potrebbe diventare contendibile per FdI e Forza Italia. Ma come già si diceva due mesi fa, è opportuno coinvolgere le massime cariche istituzionali dello Stato in una campagna elettorale regionale? MB