Forte preoccupazione tra gli allevatori veneti per l’epidemia di Dermatite nodulare contagiosa (Lumpy Skin Disease – Lsd), malattia virale dei bovini causata da insetti come mosche, zecche e zanzare che può portare gli animali alla morte. Dalla Sardegna, dove il virus è partito, portando all’abbattimento di oltre 300 capi, la Lsd si è spostata nel Nord Italia, colpendo un allevamento di bovini da carne a Porto Mantovano, in provincia di Mantova. Dato lo stato di allerta, il ministero della Salute ha definito zone di protezione e di sorveglianza, in cui ricadono quattro province venete: Verona, Padova, Vicenza e Rovigo. Nelle zone di protezione, che comprendono un raggio di 20 chilometri da un focolaio, e nelle zone di sorveglianza, fino a 50 chilometri, sono state imposte restrizioni sulla movimentazione del bestiame. La provincia di Verona è interessata sia dalla zona di protezione che di sorveglianza, mentre parte delle province di Vicenza, Padova e Rovigo rientrano nelle zone di sorveglianza. “Siamo molto preoccupati per questa nuova epizoozia che ci sta colpendo – sottolinea Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona -. Ci siamo già mossi, interessando i servizi veterinari, per cercare di avere una normativa che all’interno delle zone soggette a restrizioni, quali la Bassa Veronese, che permetta un’attività di emergenza, come lo spostamento dei bovini e la raccolta dei capi che dovessero morire, anche per altre motivazioni. Stiamo monitorando il fenomeno, insieme alla Regione Veneto, che in questo momento sta dando una mano agli allevamenti del Veronese e delle altre zone venete colpite dal provvedimento ministeriale”. Il timore è che gli allevatori si vedano costretti a destinare tutto il latte alla pastorizzazione, con gravi difficoltà logistiche e commerciali. “Il comparto lattiero-caseario sta vivendo giorni di grande tensione – spiega Giancarlo Zanon, rappresentante del settore lattiero caseario di Confagricoltura Veneto –. Le restrizioni alla movimentazione del latte crudo e la necessità di destinare la produzione solo ad impianti in grado di garantire pastorizzazione o lunga stagionatura stanno riducendo la capacità produttiva delle nostre aziende”. Il rischio maggiore è per i prodotti freschi a latte crudo: “Se la zona di protezione dovesse estendersi ad altre zone del Veneto, molti caseifici non riuscirebbero più a ritirare il latte, con ricadute pesanti su tutta la filiera. I prossimi giorni saranno cruciali: l’arrivo dei vaccini e l’avvio della campagna di immunizzazione di massa nelle zone di protezione e sorveglianza, se condotti con rapidità e capillarità, potranno spezzare la catena di trasmissione proprio mentre l’estate, favorevole agli insetti vettori, entra nel vivo”. Confagricoltura Veneto rinnova l’appello al Ministero della Salute e alle istituzioni regionali affinché vengano messe in campo tutte le misure necessarie per contenere la diffusione della malattia e per supportare le aziende colpite. “È fondamentale proteggere il nostro comparto zootecnico, strategico per l’economia e l’occupazione del territorio”, conclude Barbetta. La dermatite nodulare colpisce i bovini ma non l’uomo, né direttamente, né attraverso il consumo di carne o latte. La trasmissione del virus avviene attraverso insetti vettori come mosche, zanzare e zecche, ma può avvenire anche con il contatto diretto tra animali infetti e sani.