Roma-Verona, così la ricorda Orazi. I tifosi dell’Hellas non dimenticano il suo gol di testa segnato il 17 ottobre 1971 al Bentegodi

Ai tifosi gialloblù con qualche capello bianco quando gli parli di Angelo Orazi sicuramente ricordano il gol di testa segnato domenica 17 ottobre 1971 al Bentegodi che valse la vittoria contro la Juventus. «Lo ricordo molto bene ci racconta su un cross proveniente dalla sinistra saltai più alto di Morini e Salvadore. La palla, deviata da Carmignani sulla traversa, subi una strana traiettoria e terminò in rete». Gli parli di Verona e ti accorgi che l’esperienza in gialloblù ha lasciato bellissimi ricordi. «Arrivai a Verona dalla Roma, dove l’anno prima avevo fatto solo qualche presenza. Ero giovane, avevo poco più di 18 anni. Verona ha rappresentato per me il mio trampolino di lancio. Furono tre anni di serie A, giocati da titolare, dove conquistammo altrettante meritate salvezze. Un piccolo scudetto per una società come quella gialloblù. Verona era l’ambiente ideale per un ragazzo giovane come me. Ho avuto la fortuna di giocare con compagni straordinari come Mascetti, Savoja, D’Amato e Nanni, tanto per citarne alcuni. Oltre che bravi giocatori anche brave persone». Verona vuol dire anche Saverio Garonzi e le famose battaglie per l’ingaggio. «Confermo, quando si trattava di concordare con lui l’ingaggio allora non c’erano i procuratori- era proprio una battaglia. Una volta andammo avanti per tre mesi e alla fine dovetti rinunciare a 100mila lire. Era sicuramente ”attaccato ai soldi”, se si può dire, ma dietro l’apparenza un po’ burbera si nascondeva una brava persona, molto alla mano, di cui conservo un ottimo ricordo». Le tre stagioni disputate da protagonista con il Verona gli valsero il ritorno nella Capitale per indossare la maglia giallorossa. «Andai alla Roma assieme a Mujuesan nell’operazione che porto a Verona Gianfranco Zigoni. In giallorosso disputai tre stagioni importanti che mi valsero le attenzioni anche della Nazionale . A vanificare il sogno Mondiale, però, arrivò un brutto infortunio. «Ero stato inserito – precisa – nella lista dei 40 per i Mondiali in Germania del 1974 ma mi ruppi il ginocchio durante un derby con la Lazio e il sogno svani . Ci tiene, però, a precisare che il povero Luciano Re Cecconi non c’entrava nulla. «Proprio così puntualizza – fu in un’azione di gioco che ci vide vicini ma in realtà successe tutto senza che lui avesse alcuna responsabilità. Quel giorno usai le scarpe con i diciotto tacchetti, quelle con i 13 non c’erano, e in un movimento questi si piantarono nel terreno allentato con il ginocchio che subi una torsione innaturale. Peccato, si vede che doveva andare così . Roma-Verona, possiamo dire, è anche un po’ la sua partita. «La Roma ci dice quest’anno sembra aver trovato la giusta mentalità. Gasperini scelta giusta? Credo di sì, anche perché è l’allenatore che più di tutti è in grado di dare continuità al lavoro portato avanti da Ranieri. Gasperini è uno in grado di far crescere le squadre che allena. E dopo Genoa e Atalanta credo potrà fare altrettanto anche con la Roma. Il Verona? Ho visto poco ma per quello che ho avuto modo di vedere sta facendo abbastanza bene. L’obiettivo rimane la salvezza. Credo, e me lo auguro, che la possa raggiungere».