Un intervento che non cambia nulla sul piano formale, ma permette all’azienda di salvare la propria qualifica di attività artigiana, tagliando i costi e potendo raddoppiare i posti di lavoro. È quanto ha ottenuto CNA per conto della Caseificio Pini srl di Sanguinetto, azienda fondata nel 1983 e specializzata nella produzione di ricotta vaccina di alta qualità, venduta attraverso la grande distribuzione. Il Caseificio, attività artigiana fin dalla sua fondazione come piccolo laboratorio di trasformazione, è cresciuto nel tempo attraverso costanti investimenti che hanno permesso di ampliare il sito produttivo e innovare i processi fino a ottenere la qualifica di azienda 4.0, con impianti alimentati per il 90% da energie rinnovabili. Arrivato oggi alla seconda generazione con la gestione dei fratelli Nancy e Paolo Pini, produce in modo artigianale oltre 17 milioni di porzioni di ricotta l’anno attraverso 5 linee produttive. E proprio la crescita nel tempo ha rischiato di trasformarsi paradossalmente in un ostacolo: l’azienda ha raggiunto il limite di dipendenti concesso per mantenere il requisito artigiano di categoria secondo quanto previsto dalla Legge Quadro attualmente in vigore, ma trovandosi nella necessità di aumentare la produzione ha dapprima tamponato con contratti in somministrazione, fino a valutare la soluzione estrema di perdere il requisito, per passare all’inquadramento come industria. «Purtroppo è una dinamica che conosciamo bene – spiega Cinzia Fabris, presidente CNA Veneto Ovest -, perché molto più diffusa di quanto si possa pensare. Stimiamo che mediamente quasi il 15% delle attività che ogni anno escono dal conteggio dell’Albo Artigiani regionale sia legato a dinamiche come questa, dove a pesare non è la chiusura dell’attività, ma l’esatto opposto, ossia la crescita. Ma non è certamente un dipendente in più a far perdere a un’azienda eccellente come il Caseificio Pini la natura di attività artigiana, per metodi e approcci di lavoro. Ecco perché CNA, a partire da qui nel nostro territorio, ha deciso di portare avanti la propria battaglia per la revisione della Legge Quadro a 40 anni esatti dalla sua formulazione. Attendiamo a breve la prima bozza della proposta di modifica di cui si sta discutendo a livello nazionale. Un passaggio che, come conferma anche questa vicenda, è estremamente urgente». Il Caseificio Pini, socio CNA dal 2019, si è quindi rivolto all’associazione per segnalare l’anomalia. I consulenti dell’area lavoro CNA hanno analizzato il caso, verificando come vi fossero i requisiti – data l’alta componente manuale nel processo – per chiedere il riconoscimento come attività tradizionale. Il riconoscimento rientra tra quelli previsti dal D.P.R. 25 maggio 2001, n. 288, che consente alle imprese artigiane di accedere a un regime derogatorio rispetto ai limiti occupazionali fissati dalla Legge Quadro, purché svolgano attività riconosciute come tradizionali. «Siamo orgogliosi di questo importante riconoscimento che, oltre a favorire la crescita della nostra azienda, valorizza l’artigianalità delle nostre lavorazioni, anche se applicata su larga scala. CNA si è dimostrato un partner fondamentale in questo percorso. Ci auguriamo che, nel breve periodo, possa essere avviata una revisione normativa che, ferma ormai da troppi anni, non rispecchia più le reali esigenze di molte aziende come la nostra» è il commento dei fratelli Pini.