Stavolta tocca a Giovan Francesco Caroto (Verona, ca. 1480-1555/56) e alla sua “Sant’Orsola e le undicimila vergini”. L’opera si trova nella Chiesa di San Giorgio in Braida, Verona e precisamente nella Cappella laterale sinistra (una delle prime sul lato sinistro entrando) datazione 1520-1530 ca. Giovan Francesco Caroto artista veronese attivo nel pieno Rinascimento, venne influenzato inizialmente da Mantegna e poi da Leonardo, ma dipinge con un linguaggio personale che unisce colorismo lombardo e linee più dolci, anticipando alcuni aspetti del manierismo. L’opera di cui stiamo parlando rappresenta una delle tele di carattere devozionale realizzate per le cappelle laterali della chiesa. La leggenda di Sant’Orsola, molto diffusa nel Medioevo, narra di una giovane principessa cristiana di origine britannica che, in viaggio verso Roma con un gruppo di 11.000 vergini compagne, venne martirizzata a Colonia dagli Unni dopo essersi rifiutata di sposare il loro capo. Caroto interpreta questa leggenda in chiave pittorica narrativa e devozionale, concentrandosi sul momento in cui Sant’Orsola è circondata dalle sue compagne, prima del martirio. Nel dipinto Sant’Orsola è posta al centro, con atteggiamento materno e protettivo, mentre accoglie o guida le vergini che sono rappresentate in modo simbolico come un gruppo compatto, giovanile, idealizzato. Sant’Orsola e’ riconoscibile per l’abito regale e il manto rosso, che allude al martirio. Le vergini che la circondano, con espressioni serene, abiti variopinti e gesti dolci, sembrano creare una danza di armonia e sacrificio. Nel dipinto si tende a enfatizzare la purezza, la fede e il martirio, ma in un tono delicato e narrativo, non drammatico. L’ambientazione nell’opera è sobria ma articolata, con qualche riferimento architettonico rinascimentale. Si notano influenze di Leonardo nella dolcezza dei volti e nei tratti sfumati, mentre la composizionerichiama soluzioni classiche, equilibrate e armoniose. Il dipinto è un olio su tela ed è, possiamo definirlo, un inno alla purezza della fede cristiana e alla forza del martirio femminile, temi cari alla spiritualità rinascimentale. La presenza di tante figure femminili in una composizione armonica ne fa anche una celebrazione della virtù collettiva. L’opera, pur essendo trascurata rispetto ai capolavori di Paolo Veronese presenti nella stessa chiesa, è un esempio importante della pittura veronese del primo Cinquecento. Caroto, fratello del meno noto Giovanni Caroto, è anche autore di una celebre “Fanciullo con disegno” conservata a Castelvecchio, uno dei ritratti infantili più enigmatici del Rinascimento. Come già accennato, Caroto pur avendo influenze di grandi artisti, sviluppò uno stile personale che unisce gusto narrativo, colore luminoso e ricercatezza formale. La sua arte è un ponte tra il tardo Quattrocento veronese e le novità del Rinascimento lombardo e centro-italiano. Il dipinto rappresenta un soggetto devozionale molto amato nel tardo Medioevo. L’opera è abbastanza ben conservata, anche se sono state segnalate nel tempo alterazioni cromatiche dovute all’invecchiamento dei pigmenti e possibili ridipinture. Il nucleo originale però resta leggibile e significativo dal punto di vista artistico e devozionale.
Tiziano Brusco