La dirigenza del Centro Polifunzionale Don Calabria di via San Marco a Verona ha ingaggiato con la Cgil un assurdo braccio di ferro, inserendo nell’elenco dei servizi minimi garantiti quasi tutti i lavoratori e le lavoratrici in turno il 22 maggio, giorno dello sciopero nazionale per il rinnovo dei contratti Aris della sanità privata (Aris Rsa e Aris Sanità), limitando di fatto l’esercizio di un diritto fondamentale. “Un colpo basso, una scorrettezza gravissima che dimostra scarsissima sensibilità sociale e umana” denuncia Antonio De Pasquale segretario generale Fp Cgil Verona. “Parliamo infatti di lavoratrici e lavoratori che arrivano a mala pena a 1.200 euro al mese netti in busta paga per 36 ore settimanali e 8 notti di lavoro al mese, soggetti ad alcuni dei peggiori contratti collettivi nazionali di lavoro della sanità privata, Aris Sanità e Aris Rsa, scaduti rispettivamente da ben 6 e 13 anni!”. “Inflazione e mancati adeguamenti salariali hanno ridotto questi lavoratori in condizioni sociali delicate, portandoli ad accumulare un gap di 2-300 euro mensili rispetto ai colleghi appartenenti ad altri regimi contrattuali. E’ sconvolgente constatare che in tali condizioni c’è chi ha il coraggio di rigirare il coltello nella piaga negando ai lavoratori il diritto di lottare per migliorare la propria condizione e negando qualsiasi sentimento di solidarietà e comprensione umana” continua De Pasquale. “Al Prefetto, a cui ci rivolgeremo, illustreremo la situazione e le ragioni dei lavoratori – aggiunge –. L’organico del Centro polifunzionale è costituito da circa 250 persone, in grande prevalenza operatori socio sanitari. La revisione dei servizi minimi essenziali è stata recentemente imposta unilateralmente dalla Direzione del Centro inserendo in lista ben 56 lavoratori (gran parte di quelli in turno giovedì 22 maggio) travisando apertamente i criteri che regolano la formazione di tali liste. Trenta lavoratori in servizio sarebbero più che sufficienti a garantire i servizi minimi” precisa. “Appena qualche settimana prima la stessa Direzione aveva sbattuto per l’ennesima volta la porta in faccia alla richiesta di adeguamenti salariali che ciclicamente vengono promessi fin dai tempi della Pandemia ma che non sono mai stati erogati da parte del Centro. Come Fp Cgil Verona denunciamo con forza questo modo di fare impresa (e impresa sociale in particolare) che scarica sui lavoratori e lavoratrici rischi e costi facendo margini sulla pelle delle famiglie. Che società vogliamo costruire negando diritti e dignità a chi lavora, tanto più in un settore delicatissimo come la cura delle persone fragili, degli anziani, dei malati e dei meno fortunati?” conclude De Pasquale.