“Scopro la poesia per papa Luciani” Marisa Leggio, sconvolta dalla morte del Pontefice, comincia a scrivere versi: era il ‘78

Abita nella bellissima via centrale di San Zenone, frazione del Comune di Minerbe, l’anima nobile di Marisa Leggio, poetessa per caso, ora per passione. Marisa, nata a Cologna Veneta nel 1960, iniziò a scrivere versi nel 1978: “La prematura ed inaspettata morte di Papa Albino Luciani, mi sconvolse al punto che sentii il desiderio di scrivere ciò che provavo nel mio cuore”.
Da allora non si è più fermata e sono arrivati i primi riconoscimenti. Con la poesia “Speranza, Gioia e Fratellanza” ha vinto il primo premio al concorso internazionale di poesia nel 1982. Nel 1996 a Cuggiono, comune in provincia di Milano, riceve un riconoscimento con la poesia dedicata a Nicholas Green partecipando al 3° Premio letterario “Il buon samaritano”.
Con i genitori del piccolo Nicholas, mantiene tutt’ora una corrispondenza epistolare che dura da 25 anni. I fatti più dolorosi della cronaca quotidiana, suscitano in lei quei sentimenti di solidarietà, condivisione, conforto, amore, che solo un’anima nobile possiede: “Ho dedicato poesie al Beato Carlo Acutis, a don Stefano Gonzegno, morto per salvare dall’annegamento sette ragazzini, ai fratellini pugliesi Ciccio e Tore, a Davide Turazza e Giuseppe Cimarrusti, i poliziotti assassinati a Verona nel 2005. Con i genitori di alcuni di loro ci scriviamo tutt’ora”.
Commovente la poesia dedicata ai caduti di Nassiriya, presente in molte caserme dei carabinieri anche oltre il confine del Veneto. Nel 2005 scrive “Plauso alla vecchia quercia” dedicata a Papa Wojtyla, poi dedica una poesia a Santa Gianna Beretta Molla, “sono in corrispondenza con la figlia che non doveva nascere”, in seguito inizia il suo percorso in lingua dialettale. “Presi spunto dagli scritti del mio vicino di casa, il maestro e noto scrittore Nerino Tognon; andavo da lui a farmi correggere i miei scritti dialettali, per paura di commettere errori”.
Riceve riconoscimenti anche in questo campo, partecipando al Consorzio letterario interni in lingua veneta “Mario Donadoni” di Bovolone. Sono oltre cinquecento le poesie scritte finora da Marisa Leggio che da una decina d’anni colleziona segnalibro, ne possiede circa 1700; ma è la collezione di Santini che suscita scalpore: “Sono circa 6000 quelli in mio possesso. Ho iniziato nel 1985, purtroppo ancora una volta per una vicenda molto dolorosa. Il giorno prima del mio venticinquesimo compleanno, morì a soli 32 anni per emorragia cerebrale mio fratello Renato. Solo la fede mi risollevò pian piano da quel dolore. Mi sposai nello stesso anno senza festeggiamenti, solo un pranzo in famiglia. Nel 1987 nacque mio figlio e con il consenso di mio marito Danilo, gli mettemmo nome Renato, in memoria di mio fratello scomparso”.
“Na roba che no se pol pi far senza: el telefonin” e “Buia notte”, dedicata all’attuale situazione Covid 19, sono tra gli ultimi lavori di questa poetessa dal cuore nobile e dalla grande bontà d’animo.

Antonio Dal Molin