Se pol? Cos’è consentito e cosa no Scuole chiuse, ma doposcuola e centri linguistici aperti. Calcio senza pubblico. Piscine e palestre agibili. Niente messe e funerali contingentati. Come le zucche di chi assalta i supermercati

Ei verti i negozi? E le palestre? Se pol nar in piscina? A stadio? In cesa? Ghemo la scusa par star a casa dala riuniòn de condominio?

L’Italia è nel caos. Non si capisce più cos’è consentito e cosa no. I nostri politici fanno fatica a trovare una linea comune, e nel frattempo i Paesi di mezzo mondo ci trattano come appestati.

Sul web, poi, ognuno dice la sua: i tuttologi da social, categoria che troverebbe il modo di sopravvivere anche alla pestilenza, sono in piena attività. Mai come ora è il loro momento. Ci pare utile, dunque, mettere nero su bianco ciò che ha comunicato ufficialmente il Comune di Verona (dopo i chiarimenti forniti dalla Regione Veneto), senza entrare nel merito di alcune evidenti contraddizioni: come abbiamo scritto ieri non resta che attenersi alle disposizioni.

HELLAS E CHIEVO
Partemo dal balòn, anche se in questo caso la direttiva è nazionale ed è uno dei pochi casi, e non è un caso, dove ancora non c’è chiarezza: sabato il Chievo giocherà al Bentegodi a porte chiuse contro il Livorno e lunedì l’Hellas giocherà a Genova contro la Sampdoria, non si sa se col pubblico sugli spalti o meno. Venendo agli altri sport, stop temporaneo per basket e pallavolo, e dunque Tezenis e Calzedonia ferme. Per il resto, nella nostra provincia, rimangono aperte sia le strutture sportive pubbliche che quelle private. Via libera anche alle piscine, alle palestre e ai circoli del tennis. No a serate musicali in bar e ristoranti. Sì ai mercati rionali e paesani, e dunque i commercianti tirano un sospiro di sollievo. I negozi, e il dubbio riguardava soprattutto i centri commerciali, rimangono aperti, così come le mense di organismi religiosi o di volontariato per la marginalità sociale. Continuano (sia al chiuso che all’aperto) le proprie attività anche le associazioni che si occupano di minori, anziani, disabili e famiglie indigenti. Scuole e università restano chiuse fino a nuova disposizione, e però il provvedimento non riguarda i dopo-scuola e i centri linguistici e musicali: mah! Ci concediamo quest’unico commento. Via libera anche ai matrimoni civili, ma potranno presenziare soltanto i testimoni.

VIN, SOPRESSA E POLENTA
Sono vietate le cene sociali nei centri di volontariato, ad esempio nelle baite degli Alpini, e non importa se i bottiglioni di vin bon e le pantagrueliche mangiate di salame con la soppressa e polenta probabilmente metterebbero ko persino il virus arrivato dal Paese del Dragone. Rimangono aperti i centri prelievi gestiti da enti no profit in convenzione col Comune e le Ulss, e anche i servizi di trasporto per anziani verso ospedali e centri di cura. Musei chiusi fino al primo marzo, fino a quando non verrà detta nemmeno la messa, anche se le chiese (e qui ognuna sta facendo come vuole) possono rimanere aperte. I funerali verranno celebrati ma saranno ammessi solo i familiari, al massimo venti persone.

GLI ASSALTI IN CORSIA
I grandi supermercati rimangono aperti (era scontato ma non fa male ricordarlo) e dunque avanti coi ridicoli assalti agli scaffali in stile apocalisse: pare che si stiano salvando solo le penne lisce, che non trattengono abbastanza il sugo. Corsie piene e zucche vuote. Cambiamo ambito, meglio. Sì: al momento le riunioni di condomino sono state bandite e la notizia – non se la prendano gli onesti amministratori veronesi – non può che rallegrarci, perché alla paura del virus almeno non dovremo sommare il giramento di ammennicoli di discutere col dirimpettaio che, ricambiati, detestiamo. Almeno per un paio di settimane vadano in mona (oltre al virus e ai leoni da tastiera, questi per sempre) le grondaie e le spese di manutenzione straordinaria, che alla fine, chissà come mai, diventano sempre ordinarie.

Alessandro Gonzato