Segantini, cantore del mondo contadino. In mostra a Bassano fino al prossimo 22 febbraio. Una figura centrale dell’arte europea

Un cantore della montagna, un acuto osservatore della vita contadina, dei paesaggi, della natura come luogo di bellezza e spiritualità. Giovanni Segantini (1858-1899) torna protagonista, a oltre dieci anni dall’ultima esposizione italiana a lui dedicata, nella mostra ospitata al Museo Civico di Bassano del Grappa, inaugurata lo scorso 25 ottobre e che proseguirà fino al 22 febbraio 2026. Promossa e organizzata dal Comune e dai Musei Civici di Bassano del Grappa, la mostra a cura di Niccolò D’Agati, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Politecnico di Milano, è stata realizzata con il contributo di Regione del Veneto nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026. Un’iniziativa che accompagna i Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali con un ricco calendario di eventi culturali diffusi sul territorio nazionale a sottolineare, come ha affermato Domenico De Maio, Education and Culture Director di Milano Cortina, «la volontà di creare uno spazio di dialogo tra arti, territori, e persone, in un racconto corale e identitario». Segantini si conferma, allora, una figura centrale dell’arte europea di fine Ottocento e la sua ricerca, pur introspettiva e dolorosa, in soli vent’anni ha saputo influenzare i maggiori movimenti artistici del suo tempo. «In un’epoca che chiede con urgenza di ripensare il rapporto tra Uomo e Natura l’opera di Segantini, che è concreta e visionaria, reale e simbolica, risuona oggi con sorprendente attualità» afferma Barbara Guidi, Direttrice dei Musei Civici di Bassano del Grappa. «Tutto questo è stato possibile grazie alla passione e competenza del curatore, Niccolò D’Agati, e alla preziosa collaborazione con due istituzioni fondamentali per la tutela dell’eredità segantiniana, la Galleria Civica G. Segantini di Arco e il Segantini Museum di St. Moritz». Un centinaio di opere provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private italiane ed europee dal Musee d’Orsay al Rijksmuseum di Amsterdam, alcune delle quali rintracciate a distanza di oltre un secolo dalla loro realizzazione, definiscono un percorso espositivo diviso in quattro sezioni e in tre focus tematici che, a partire dall’esordio a Brera, inquadreranno gli snodi più importanti della vicenda biografica dell’artista, mettendo in luce la straordinaria evoluzione della sua pittura. Si va dunque dalla fase milanese, segnata dal diretto confronto con l’eredità della Scapigliatura e del Naturalismo lombardo, a quella, più inedita, che lo vede in contatto con l’arte di Jean-Francois Millet, con la produzione grafica di Vincent van Gogh e con le opere degli artisti della Scuola dell’Aja, per la prima volta posti a diretto confronto con la sua pittura. Il percorso proseguirà con una terza sezione dedicata alla fase svizzera, nota per le grandi e celebri composizioni dedicate alla vita montana, arricchite dallo studio sugli effetti di luce e colore attraverso la definizione di una personale tecnica pittorica che lo fece emergere quale uno dei protagonisti del Divisionismo italiano, fino all’ultimo decennio della sua produzione, caratterizzata dal trasferimento a Maloja e dall’apertura alla poetica Simbolista. Un periodo che vedrà lo sviluppo del cosiddetto «simbolismo naturalistico», una personale interpretazione del rapporto universale tra Uomo e Natura. A esaltare l’opera di Segantini è anche l’allestimento, a cura di Mustafa Sabbagh, capace di mettere in continuo dialogo luci e ombre, spazio e opere d’arte, in un’esperienza di alto impatto emozionale e immersivo.

Rosa Fani