Serve educare alle emozioni. La violenza contro le donne non può essere contrastata solo con misure repressive.

Deve essere prevenuta intervenendo sulle distorsioni emotive, relazionali e culturali profonde, che oggi richiedono competenze, ascolto e una presa in carico professionale sempre più strutturata. A sottolinearlo è il Dott. Luigi Trabucchi, medico specialista in Psichiatria e Psicoterapeuta, da oltre quarant’anni figura cardine di Villa Santa Chiara. Lo psichiatra evidenzia i meccanismi che possono trasformare la fragilità emotiva e la distorsione del rapporto affettivo in comportamenti aggressivi. «Le emozioni – spiega Trabucchi – soprattutto quelle legate alla rabbia e alla frustrazione possono prendere il sopravvento quando le risorse personali ed esterne diminuiscono: stress, precarietà, fragilità psicologiche, isolamento emotivo diventano fattori di rischio significativi. L’aggressività non nasce sempre da una volontà cosciente di fare del male, ma spesso da un’incapacità di gestire impulsi, dalla mancanza di strumenti emotivi e da una relazione malata con l’altro, visto non come persona ma come oggetto di possesso o di conferma del proprio valore». Uno dei punti più centrali per Trabucchi è il concetto di relazione affettiva distorta. «Nella società contemporanea – precisa – si è affermata una visione dell’amore basata sull’«io», sulla soddisfazione immediata, sul bisogno personale più che sulla relazione affettiva a due. Quando l’altro non risponde alle «mie aspettative», possono nascere dinamiche di controllo, gelosia, svalutazione e, nei casi più estremi, violenza. La perdita del senso autentico di coppia, basato su conoscenza, rispetto, responsabilità e crescita comune, è uno degli elementi che oggi alimentano conflitti e comportamenti aggressivi».