Servizi sociali ”no alla privatizzazione”. La decisione arriva dopo la proposta di adottare la forma di azienda ”di tipo economico”

Le Organizzazioni Sindacali FP CGIL Verona, CISL FP Verona e UIL FPL Verona hanno formalmente proclamato lo stato di agitazione per il personale dei Servizi Sociali dell’ATS Ven-27 Est Veronese. La decisione, si legge in una nota, arriva in risposta alla proposta avanzata dagli amministratori comunali di adottare la forma giuridica di Azienda Speciale Consortile di tipo «economico» per la gestione dei servizi. Una scelta, dicono i sindacati, che ha generato grave incertezza e preoccupazione tra i lavoratori perché non garantisce il mantenimento della natura giuridica pubblica degli ATS e lo status di dipendente pubblico per il personale, e rappresenta un rischio per gli stessi utenti in quanto la forma giuridica non è adatta ad una attività che non va sul mercato come deve essere la sanità pubblica. La possibilità di trasformare tali aziende in Società di Capitali aventi come faro unicamente il mercato, rappresenta un rischio di privatizzazione inaccettabile. Secondo i sindacati tale scelta si discosta inoltre dalla prassi adottata negli altri ATS della provincia e contrasta con le linee guida ministeriali che prediligono enti pubblici non economici (come consorzi o aziende speciali non economiche). Per esempio: I’ATS VEN_26 – Verona che ha come capofila il Comune di Verona è in convenzione. L’ATS VEN 22 Ovest veronese che ha come capofila il Comune di Sona è una Azienda speciale consortile non economica e infine l’ATS VEN_21-Legnago, dove capofila è il Comune di Legnago ha la veste di Consorzio. Per le organizzazioni sindacali, come consegunza immediata dell’adozione della forma di Azienda Speciale di tipo Economico ci sarebbe l’azzeramento della mobilità del personale all’interno della provincia di Verona, creando disparità rispetto agli altri ATS. Per tutti questi motivi, e per la mancanza di coinvolgimento del personale e delle organizzazioni sindacali nella fase decisionale, è stato proclamato dunque lo stato di agitazione e sono state attivate le procedure di raffreddamento previste per legge. Nel dibattito c’è da registrare anche l’intervento di Michele Bertucco, candidato al consiglio regionale veneto per AVS. «I conflitti – dice – che stanno paralizzando la formazione dell’Ambito Territoriale Sociale (ATS) di Verona Est sono l’inevitabile conseguenza di una riforma regionale improvvisata e clamorosamente priva di nuovi finanziamenti. La Regione ha scaricato sui Comuni la responsabilità di mettere insieme le energie senza fornire né una chiara direzione strategica né le risorse aggiuntive necessarie, con il risultato che i vari raggruppamenti di Comuni procedono in ordine sparso». Per Bertucco «le risorse per i servizi essenziali (SAD, integrazione rette delle case di riposo, tutela minori, assistenza alle fragilità) restano ferme, mentre le esigenze della popolazione, dall’invecchiamento alla nuova povertà, aumentano drammaticamente. La possibilità di «privatizzare» i rapporti di lavoro di assistenti sociali e altri operatori degli ATS inserisce un elemento di destabilizzazione insostenibile, destinato a minare la qualità dei servizi e a creare terreno fertile per vertenze politiche e sindacali continue. «In breve – conclude -, è una riforma da rivedere completamente, ed è impensabile che chi ha creato questi guai possa continuare a governare la Regione e il settore. Servono risorse specifiche, dedicate e sufficienti per i servizi; garanzie di competenza e professionalità per il personale; una risposta unitaria e integrata ai conclamati e urgenti problemi del territorio, che si chiamano: non autosufficienza, fragilità delle famiglie monogenitoriali e unipersonali, povertà generata dalla precarietà lavorativa, disabilità.