Si prediligono i videogiochi violenti. Si sperimenta un alto livello di eccitazione e un senso di potere che è assente nella realtà

E’ fine estate e molti ragazzi, trascorrono il tempo libero giocando ai videogames. Alcuni sembrano attrarli particolarmente come, il genere degli sparatutto e, quelli definibili violenti. Secondo i risultati di uno studio scientifico, condotto da un team della UNSW di Sydney il richiamo, per queste categorie di videogames, nasce dal desiderio di attivare un effetto ricompensa. Lo studio suggerisce che i ragazzi tendono a preferire i giochi violenti perché offrono loro l’opportunità di soddisfare più aspetti come il senso di controllo, il riconoscimento delle competenze e una sorta di appagamento sociale. Lo studio rivela inoltre che chi sente di appartenere a uno status sociale insoddisfacente, e si percepisce scarsamente influente sugli altri, tende a giocare di più a questi videogiochi in quanto ottiene virtualmente ciò che non raggiunge nel reale. Il feedback istantaneo di soddisfazione immediata, quando si «vince» o si elimina un nemico, spinge a giocare sempre di più perché ci si sente compiaciuti e riconosciuti in qualcosa. Si sperimenta infine un alto livello di eccitazione (adrenalina, suspense, rischio) nonché un senso di potere spesso assente nella vita reale. Molti genitori chiedono spesso, in consulenza, se «faccia male» giocare a questi videogiochi proverò a rispondere, basandomi sulla letteratura. Premesso che il tema da anni è al centro del dibattito pubblico, con opinioni contrastanti tra tecnici e appassionati. Alcuni studi suggeriscono che i videogiochi violenti possano offrire uno sfogo virtuale per le emozioni negative, in un ambiente sicuro e controllato. Un miglioramento delle abilità cognitive, in quanto il loro utilizzo richiede riflessi rapidi, coordinazione occhio-mano, capacità di prendere decisioni rapide, memoria e pianificazione strategica. Inoltre molti giochi online sono cooperativi o competitivi favorendo interazioni sociali tra giocatori, anche se a distanza. La maggior parte delle ricerche indica che non esiste una correlazione causale tra videogiochi violenti e comportamenti aggressivi duraturi nella vita reale. La teoria della «catarsi» suggerisce che l’esperienza virtuale anzi può ridurre l’aggressività nel reale, anche se il tema è ancora dibattuto. L’esposizione prolungata a contenuti violenti può ridurre la sensibilità emotiva nei confronti della sofferenza altrui, soprattutto nei più giovani. Alcuni studi evidenziano un temporaneo aumento dell’aggressività subito dopo aver giocato, in soggetti predisposti o in età evolutiva. Un uso eccessivo di videogiochi violenti (o meno) può interferire con il sonno, la concentrazione e il rendimento scolastico, soprattutto se non regolato da adulti. Alcuni giochi glorificano comportamenti antisociali (come l’uso della forza per risolvere i problemi) che possono influenzare negativamente la visione del mondo di un giovane. L’effetto dei videogiochi violenti dipende inoltre dall’età del giocatore, dalla frequenza e dalla durata dell’esposizione, nonché dal contesto familiare e sociale e naturalmente dalla personalità individuale. Dialogo e supervisione in famiglia sono fondamentali. Non è tanto il contenuto in sé a essere pericoloso, ma l’uso che se ne fa e quanto è consapevole.