Il 25 luglio si celebra la Giornata mondiale della prevenzione dell’annegamento. Il World Drowning Prevention Day, istituito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nasce al fine di sensibilizzare e informare la popolazione sull’importanza della protezione dagli annegamenti. Nonostante i progressi, nella sicurezza e nella prevenzione, ancora oggi si registrano troppe morti per affogamento, specialmente in estate e tra alcune fasce di popolazione. Le cause sono molteplici, spesso combinate tra loro, e vanno da una scarsa educazione alla sicurezza in acqua, alla sopravvalutazione delle proprie capacità, all’assenza di sorveglianza, al consumo di sostanze (l’alcol compromette il giudizio, i riflessi e la resistenza fisica, aumentando il rischio di annegamento) a molto altro ancora. Sensibilizzare sul tema rappresenta un punto essenziale per contribuire a sviluppare una reale consapevolezza, della cittadinanza tutta, su un corretto e più sicuro rapporto con l’elemento acqua. L’acqua in psicologia è un tema ricco di significati simbolici, emotivi e culturali. L’acqua, infatti, è uno degli archetipi più potenti dell’inconscio collettivo, come spiegato da Carl Gustav Jung, e viene spesso associata a elementi profondi della psiche. L’annegamento non è solo un evento, fisico o medico, ma ha anche importanti implicazioni psicologiche, sia per chi rischia di subirlo sia per chi lo osserva. Vediamone alcune. Chi sta annegando spesso non riesce a gridare o chiedere aiuto, questo fenomeno è noto come “instinctive drowning response”, la persona in difficoltà infatti si concentra esclusivamente sul respirare e non riesce a muoversi in modo razionale. L’annegamento è silenzioso, rapido, insidioso e spesso non viene notato dai presenti, anche in acque basse. Alcuni sopravvissuti raccontano di uno stato alterato di coscienza, con esperienze di panico, ma anche di improvvisa quiete nei momenti finali, un meccanismo che potrebbe essere legato alla dissociazione. Chi sopravvive a un episodio di annegamento spesso poi soffre di incubi notturni, flashback e Idrofobia (paura dell’acqua). Testimoni di un annegamento (soprattutto se bambini o genitori) possono sviluppare traumi secondari, ansia cronica o fobie legate all’acqua. Perdere una persona cara per annegamento, può portare a forme complicate di lutto, con shock emotivo e senso di impotenza. La psicologia, inoltre, può essere di aiuto e supporto alle persone tramite: l’educazione psico-emotiva in ambienti acquatici, ad esempio aiutare i bambini e gli adulti a riconoscere il pericolo senza farsi paralizzare dalla paura; interventi psicologici post-evento traumatico, per superare un evento critico e riavvicinarsi all’acqua; la Formazione dei soccorritori: anche bagnini e operatori del soccorso acquatico vanno sostenuti psicologicamente dopo eventi traumatici.
Sara Veronica Rosa, psicologa e psicoterapeuta