Smog, Verona è indietro. J’accuse del presidente degli ingegneri Andrea Falsirollo: “Ancora nessun controllo sugli impianti di riscaldamento dei condomini”. In Veneto sono più avanti di noi”. Critiche anche all’assessore (e ingegnere) all’Ambiente Ilaria Segala

Tutto è pronto per il penultimo mobility day dell’anno: domenica, da mattina a sera, le auto dovranno rimanere in garage. Il provvedimento, come al solito, sta sollevando polemiche. C’è chi cita studi secondo cui il blocco del traffico risulterebbe assolutamente inutile e anzi solo propagandistico, e c’è chi, come l’amministrazione comunale, lo difende a spada tratta. Mai come ora, se pensiamo agli ultimi anni, le tematiche ambientali sono state così sentite. Ed è in questo contesto che cominciano a prendere posizioni nette anche le varie categorie. “L’inquinamento” afferma Andrea Falsirollo, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Verona, “ha più di un responsabile, ma in una città come la nostra, oltre agli scarichi dei veicoli, uno dei principali nemici dell’aria è il riscaldamento condominiale. Per questo è urgente procedere ai controlli degli impianti verificando che vengano rispettate le normative sulla contabilizzazione del calore, la conduzione delle centrali termiche e l’utilizzo di generatori a pellet e legna”. Falsirollo commenta con una certa preoccupazione i 54 giorni di sforamento dei livelli minimi di Pm10 consentiti dalla legge, registrati dal primo gennaio al 30 settembre, e ricorda che “da luglio possono iniziare le ispezioni sulla contabilizzazione del calore, dopo che sono trascorsi ormai due anni da giugno 2017, data entro cui i condomini con riscaldamento centralizzato o teleriscaldamento avrebbero dovuto mettersi in regola”. Secondo quanto riporta Il Sole 24 ore la copertura, proprio nelle zone di maggiore interesse per motivi climatici, non supera il 50%. La competenza è delle Regioni che solo da poco si sono organizzate con i registri e, a parte l’Emilia Romagna e la Toscana che hanno optato per una gestione centralizzata, le altre hanno scelto di affidarli ai Comuni con più di 40 mila abitanti.

“La provincia di Treviso ha iniziato accertamenti severi, quella di Vicenza ha aperto un bando per verificatori. Qualcosa si muove anche a Venezia e Padova, ma nella nostra città il Comune sta ancora decidendo se affidare i controlli al personale interno o se appoggiarsi a società esterne”, evidenzia Falsirollo. “Per ora, in attesa di affidare l’incarico, gli uffici comunali preposti al controllo degli impianti si limitano a verifiche documentali, ma non è sufficiente”. Parlando di smog l’associazione mentale più immediata è quella con le auto. Falsirollo però evidenzia che la soglia limite dei 50 microgrammi per metro cubo d’aria è stata superata a gennaio, febbraio e marzo, ossia nei mesi in cui gli impianti di riscaldamento funzionano a pieno regime, insieme alle stufe a pallet e a legna.“Di certo anche il clima stagionale fa la sua parte, ma è evidente che il problema non deriva dai negozi, che in prevalenza funzionano a pompa di calore, ossia a elettricità. Quest’ultimi non producono un inquinamento diretto, ma uno spreco energetico. Nulla a che fare quindi con le Pm10, che vengono prodotte piuttosto dalle auto e, appunto, dal riscaldamento generato dalle caldaie. La proposta dell’assessore comunale all’ambiente Segala di chiudere le porte dei negozi, può avere un vantaggio nel risparmio energetico e contribuisce a promuovere una cultura più attenta all’ambiente – insiste il presidente degli ingegneri – però ci si dovrebbe concentrare maggiormente sui condomini, aumentando i controlli nei loro confronti con l’obiettivo primario di renderli il più vicini possibile alle normative vigenti”. A Verona il 45% della popolazione vive in condominio, ma il 62,3% degli alloggi è stato costruito prima del 1970 e quindi con caratteristiche molto lontane dalle attuali normative sia antisismiche che energetiche. Gli impianti di riscaldamento nella maggior parte dei casi non sono dei più moderni.