Smog, Verona maglia nera. Nel Veneto ha la peggior media annuale di pm10 Secondo le rilevazioni di Legambiente, in 10 anni il calo delle polveri è stato solo del 4%. Da qui al 2030 serve una terapia d’urto anche per le Pm2,5 che vanno ridotte del 44%. Respiriamo troppi veleni, ecco le misure da prendere in città

Verona è la città del Veneto più inquinata nerlla media annuale delle Pm10: 33 microgrammi per metro cubo; nel 2022 i limiti di legge sono stati superati per ben 59 giorni. Non è la peggior città italiana, Torino e Milano per esempio fanno peggio, ma sicuramente la sua posizione nella Pianura Padana la annovera tra le più inquinate d’Italia. Un piccolo dato positivo però si può trovare: negli ultimi 10 anni, secondo le rilevazioni dal 2011 al 2021 è stata registrata una diminuzione della media di Pm10 del 4% mentre i livelli biossido di azoto (No2) sono calati del 7%. Tuttavia per rispettare i futuri livelli normativi che saranno in vigore dal 2030, sarà necessria una riduzione del Pm10 pari al 38%, i livelli di Pm2,5 dovranno scendere del 44% e il biossido di azoto del 7%. Insomma, c’è molto da lavorare.
E’ questa l’analisi contenuta nell’ultimo rapporto di LegambienteMal’Aria di città pubblicato oggi nell’ambito della campagna Clean Cities che si apre con una considerazione di fondo: l’inquinamento atmosferico nelle città italiane decresce troppo lentamente mettendo a rischio la salute dei cittadini che cronicamente sono esposti a concentrazioni inquinanti troppo elevate.
Le riduzioni dei livelli di inquinanti sono troppo lente per sperare di rientrare nei limiti previsti nel 2030 se non si cambierà marcia. Verona impiegherà anni per calare del 38% il Pm 10 e abbattere del 44% il Pm2,5 .
“Le città più distanti dall’obiettivo previsto per il PM10, ad esempio, che
dovranno nel giro dei prossimi sette anni ridurre le proprie concentrazioni
cittadine tra il 30% e il 43%, stando alle tendenze di riduzione registrate
negli ultimi 10 anni, potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungerlo. Il 2040 anziché il 2030. E Città come Modena, Treviso e Vercelli potrebbero metterci oltre 30 anni! Anche per l’NO2 la situazione è analoga e una città come Catania impiegherebbe più di 40 anni a risanare l’aria mantenendo le attuali tendenze di diminuzione e Monza, Bolzano e Trento più di 15 anni.
E a farne le spese saranno, come sempre, i cittadini che continueranno a respirare aria inquinata ancora troppo a lungo” spiega il report di Legambiente.
Valori che sono stati proposti nel novembre del 2022 dalla Commissione ambiente del parlamento europeo nel corso della revisione della Direttiva sulla Qualità dell’Aria.
Gli stati membri hanno dunque ancora sette anni, ovvero entro il 2030, per uniformarsi a questo valo
ri e sarebbero solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città che rispettano attualmente questo parametro. Le altre 72 città sarebbero invece fuorilegge e, in molti casi anche in manera molto marcata.
Cosa fare per cambiare passo allora? Dove intervenire? Le proposte non mancano.
Per esempio,passare dalle Ztl alle Zez, ovvero le zone a emissioni zero, soprattutto nei centri storici. E poi un grande piano di qualificazione energetica per Low emission zone anche per il riscaldamento, dismettendo le caldaie e le comumbustioni a vantaggio delle fonti rinnovabili. Investire sul trasporto con abbonamenti facilitati e soprattutto mezzi di trasporto rapido di massa come i filobus e autobus elettrici per moltiplicare le offerte di linea. Va incentivata la mobilità alternativa e la mobilità elettrica condivsa, ma è necessario intervenire anche urbanisticamente prevedendo città dei 15 minuti.